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Confindustria vuole smontare il reddito di cittadinanza

Le imprese chiedono al ministro Orlando stop selettivi ai licenziamenti. Poi, via il sussidio e il decreto dignità

Confindustria vuole smontare il reddito di cittadinanza

La concertazione del governo Draghi è partita con i principali sindacati convocati di domenica. Ieri con altre sigle dei lavoratori e poi le imprese. E da queste ultime sono arrivate indicazioni impegnative. Al tavolo con il ministro del Lavoro Andrea Orlando, il vicepresidente di Confindustria Maurizio Stirpe e il direttore generale, Francesca Mariotti.

Tema portante, la conferma dello stop ai licenziamenti. Il governo non ha ancora preso posizione ufficialmente, ma già si studia una conferma fino all'estate. Viale dell'Astronomia ha ribadito la sua posizione. «Dove ci sono attività ferme perché il governo decide di fermarle è giusto che ci sia il blocco dei licenziamenti, così come è corretto che ci sia il riconoscimento dei costi di gestione e il differimento degli oneri fiscali e contributivi. Ma dove non ci sono condizioni di sospensione per legge, ma riduzione di attività dovute al mercato, dobbiamo consentire alle aziende di potersi riposizionare, per far ripartire il mercato del lavoro».

Blocco selettivo, così come dovrebbero essere selettivi gli ammortizzatori sociali straordinari, legati alla pandemia.

Un paio di stoccate di Stirpe hanno però riguardato due misure di bandiera del Movimento 5 stelle. La riforma degli ammortizzatori che il ministro Orlando intende portare a termine entro il mese, si lega al «tema del reddito di cittadinanza, che non dà nessuna risposta in termini di politiche attive». Chiara quindi l'indicazione di Confindustria a trasformare il sussidio caro ai pentastellati in una misura di welfare to work, di stampo europeo.

Contro il reddito di Cittadinanza anche Confcommercio: «È ancora solo una misura di assistenza e non è mai diventata una misura di politica attiva», ha spiegato la vicepresidente Donatella Prampolini.

Per Stirpe, sarebbe necessario rivedere «alcune storture causate dal Decreto Dignità in merito al contratto a termine, mitigando quegli aspetti che rischiano di bloccare la ripresa occupazionale in settori particolarmente colpiti dal Covid come quello dei servizi».

Il decreto dignità è il primo provvedimento firmato dai pentastellati al governo.

Confindustria ha espresso perplessità sul metodo scelto dal ministro Orlando. Sbagliato «tenere i tavoli separati con le controparti sindacali senza mai arrivare a fare una sintesi sui problemi che riguardano tutte le parti sociali. Questo alla lunga può costituire a un grave vulnus».

I sindacati ieri hanno chiesto a Orlando la riforma degli ammortizzatori e il blocco dei licenziamenti. Il segretario dell'Ugl Paolo Capone vorrebbe che la proroga durasse per tutto il 2022. Proroga «accompagnata da una riforma degli ammortizzatori sociali che sia basata sulla riduzione degli adempimenti burocratici e su un programma di formazione e riqualificazione».

Anche le aziende chiedono sostegno. Confcommercio chiede la proroga della cassa covid. «Quasi mezzo milione tra imprese (305 mila) e lavoratori autonomi (circa 200 mila) potrebbero chiudere l'attività per il crollo della domanda per consumi.

Quindi Cig confermata, «senza costi». Poi «vanno continuate le indennità già riconosciute ai lavoratori stagionali, professionisti, sport e spettacolo come pure la proroga del Durc, il documento di regolarità contributiva, per tutti i settori fino alla cessazione stato di emergenza»

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