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"Conflitto tra Senato e pm". La Consulta dà ragione a Renzi

"Esiste un conflitto tra pm e Senato sul caso Open". Lo dice secondo la Corte Costituzionale, che si auto-incarica di risolverlo

"Conflitto tra Senato e pm". La Consulta dà ragione a Renzi

«Esiste un conflitto tra pm e Senato sul caso Open». Lo dice secondo la Corte Costituzionale, che si auto-incarica di risolverlo. Così dicono le motivazioni dell'ordinanza con cui lo scorso 24 novembre i giudici hanno dichiarato ammissibile il ricorso promosso dal Senato per conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato sulle comunicazioni del senatore Matteo Renzi, disposta dalla Procura di di Firenze nell'inchiesta Open. L'ordinanza della Corte Costituzionale sancisce ancora una volta la natura di potere dello Stato al pubblico ministero e, in particolare, al procuratore della Repubblica, in quanto «investito dell'attribuzione, costituzionalmente garantita, inerente all'esercizio obbligatorio dell'azione penale, cui si connette la titolarità diretta ed esclusiva delle indagini ad esso finalizzate: funzione con riferimento alla quale il pubblico ministero, organo non giurisdizionale, deve ritenersi competente a dichiarare definitivamente, in posizione di piena indipendenza, la volontà del potere giudiziario cui appartiene». La Consulta dovrà ora stabilire se i pm fiorentini del procedimento Open hanno violato i diritti di parlamentare di Renzi, allegando agli atti dell'inchiesta messaggi scambiati tramite la piattaforma WhatsApp e tramite e-mail, financo l'estratto del conto corrente bancario personale di quando lui era già senatore senza chiedere l'autorizzazione preventiva di Palazzo Madama. Alcune carte finirono al Copasir: i due pm indagati per questo sono stati recentemente assolti ma sulla vicenda indagano gli ispettori mandati nei giorni scorsi dal Guardasigilli.

La pubblicazione indebita di dati sensibili di un senatore è lesiva delle guarentigie previste dall'articolo 68 della Costituzione, che per questi casi richiede l'autorizzazione della Camera di appartenenza? Le mancate garanzie sulle conversazioni o sulle comunicazioni violano l'autonomia e l'indipendenza decisionale delle Camere rispetto ad indebite invadenze di altri poteri? Alla Consulta l'ardua sentenza.

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