Congresso, resa dei conti Pd Bersani tentato dalla sfida bis

Renzi accelera i tempi. E la minoranza cerca il suo candidato. Tra Emiliano e Rossi spunta l'ex segretario

Congresso, resa dei conti Pd Bersani tentato dalla sfida bis

L'annuncio di Matteo Renzi, venerdì sera, ha preso tutti in contropiede: con la convocazione dell'assemblea nazionale Pd per domenica 18 dicembre, il segretario ha di fatto aperto la fase congressuale nel partito.

Obiettivo, arrivare nel marzo prossimo alle primarie per la leadership, essere confermato in sella al Pd e guidare un partito ricompattato attorno a lui e liberato dalle scorie delle lacerazioni interne alle prossime elezioni. Che Renzi vorrebbe più vicine possibile, anche se sa che la data più realistica sulla sua agenda può essere quella del 4 giugno prossimo. E, dal suo punto di vista, una ben orchestrata corsa alle primarie potrebbe diventare un buon viatico per la campagna elettorale.

L'accelerazione impressa dal leader spiazza tutti e crea un problema non da poco alla minoranza interna, che non ha un candidato spendibile sotto mano. C'è Roberto Speranza, che la notte degli scrutini si abbracciava giubilante con Massimo D'Alema per festeggiare la sconfitta del proprio partito e le dimissioni del proprio governo: la reazione furibonda della base Pd contro questo «tradimento», nelle ore successive, lascia capire che la sua corsa sarebbe ad alto rischio di flop. L'ascesa di Renzi, del resto, ha provocato un'inaspettata mutazione genetica tra iscritti e militanti Pd: in un certo senso, proprio quelli che provengono dalla storia post-Pci, e che dunque dovrebbero costituire il serbatoio elettivo della Ditta, sono oggi in larga parte i più fervidi sostenitori del giovane scout fiorentino. E del resto il massiccio voto per il Si nelle regioni rosse, Emilia Romagna e Toscana, lo conferma. Insomma, ormai non solo gli ex Margherita (di estrazione Dc come Dario Franceschini e Enrico Letta, o ulivista come Gentiloni e lo stesso Renzi) hanno soffiato agli ex Ds guida del governo e del partito, ma anche la base. Ecco allora che si cercano freneticamente figure da contrapporre a Renzi nella corsa alle primarie. E in casa bersaniana si affaccia l'idea di un'operazione nostalgia: perché non ributtare in pista proprio l'ex segretario trombato alle elezioni del 2013? Insomma una riedizione dello scontro Renzi-Bersani, stavolta a parti invertite. Ma ci sono anche altre ambizioni: in campo c'è già il governatore della Toscana Enrico Rossi. Un candidato che, secondo i maligni, può favorire Renzi togliendo voti ex comunisti ai suoi avversari. D'Alema pensa anche al governatore di Puglia Michele Emiliano, che vede come una sorta di demagogico Trump alle orecchiette. Una parte dei bersaniani accarezza il sogno di convincere l'ex presidente dell'Emilia Vasco Errani, uomo di mediazione e vero stratega della segreteria Bersani, ma lui replica che ha ben altro cui pensare, essendo commissario al terremoto.

Scalpita anche Francesco Boccia, lettiano e presidente della commissione Bilancio, che macina incontri per costruirsi una rete (da Repubblica a Mediaset) e punta a convincere i bersaniani: «Allargherei il vostro campo all'area moderata e lettiana».

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