Consumi razionati. E spunta l'idea di "sganciare" metano-elettricità

Ecco come funziona la proposta tedesca, ma per gli esperti in Italia è una chimera. Governo al lavoro sul nuovo decreto, si parla di accorciare di 2 settimane il riscaldamento

Consumi razionati. E spunta l'idea di "sganciare" metano-elettricità

Con il gas alle stelle e il governo che si prepara al «razionamento d'autunno», l'ultima idea (tedesca) per dribblare in parte il caro-bolletta è quella di sganciare il prezzo dell'elettricità da quello del gas. Un'ipotesi, per il momento, mentre sullo sfondo resta una chimera anche il più praticabile accordo europeo sul tetto del gas. Ma da dove arriva questa idea? La Germania ha espresso la convinzione che questa mossa (ancora tutta da definire nei dettagli) servirebbe a non far ricadere l'impennata dei prezzi del gas (oltre quota 315 euro al megawattora) anche sulla produzione tramite fonti rinnovabili, quindi sull'elettrico, come invece accade ora. Secondo le regole del mercato pay-as-clear, il prezzo di tutta l'elettricità venduta nel mercato all'ingrosso è infatti determinato dall'unità di energia più costosa, quindi il gas. Questo approccio offre vantaggi e ha servito bene il sistema elettrico e il difficile equilibrio tra costi, domanda e offerta. Tuttavia, la sua idoneità e sostenibilità è discutibile se la quota di energie rinnovabili aumenta, perché la produzione green non può essere aumentata o diminuita in risposta a variazioni di prezzo. Gli esperti del mercato dell'energia ne discutono. Ma per quanto riguarda l'applicazione in Italia la bocciatura è netta: «Questa mossa disperata è difficile da applicare perché necessiterebbe tempi lunghi e un allineamento che l'Europa non trova - commenta a il Giornale Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia - spiegando che oltretutto in Italia non sarebbe applicabile perché a differenza della Germania oltre il 50% dell'energia elettrica è prodotta tramite gas, quota che in Germania scende sotto il 10 per cento».

Così, anche se nei mesi scorsi hanno accennato a più riprese a questa ipotesi sia la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, sia il presidente del Consiglio Mario Draghi, è molto improbabile che si possa trovare la quadra tra i Paesi europei. Intanto, in attesa del prossimo consiglio europeo sul tema energia, il governo italiano sta studiando in un decreto ad hoc le misure emergenziali necessarie per scongiurare ulteriori tensioni sui prezzi. La strada del razionamento sembra ormai certa. Ma non per le imprese.

Le idee che circolano al momento sono quella di accorciare di due settimane il periodo di accensione dei riscaldamenti. Iniziare sette giorni dopo in autunno e finire sette giorni prima in primavera. Ancora non è sicuro quante e quali misure verranno adottate. Dipenderà dal livello della gravità della situazione, che potrebbe diventare critica se Mosca decidesse, dopo lo stop programmato dal 31 agosto al 2 settembre, di non riaprire il gasdotto Nord Stream e tagliare definitivamente i flussi verso l'Europa.

Quel che è certo già da luglio è che la temperatura dei riscaldamenti andrà abbassata di un grado, sia nelle case che negli edifici pubblici, con l'indicazione di ridurre di un'ora il periodo di accensione. Inoltre, si ragiona se introdurre la settimana corta nelle scuole: da lunedì a venerdì anziché da lunedì a sabato. Il principio alla base degli interventi come ha spiegato il ministro alla Transizione Ecologia Roberto Cingolani è cercare «di preservare il più possibile le attività industriali, che non dovrebbero subire razionamenti per mantenere la produzione a livelli adeguati».

Intanto, il caro energia spinge nel vivo la campagna elettorale con Carlo Calenda

che è tornato a chiedere «un time out per supportare il governo a varare misure comuni». E il Centrodestra compatto nello spronare l'esecutivo a trovare una via d'uscita, con rinnovabili e nucleare pulito vie preferenziali.

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