Contagi giù, è il quarto giorno. "Restate in casa. Funziona"

La curva prosegue la sua (lieve) discesa. In Lombardia la situazione resta delicata. E peggiora in Piemonte

Contagi giù, è il quarto giorno. "Restate in casa. Funziona"

L'Italia aspetta ancora e trattiene il fiato. Si aspetta la stabilizzazione, quella consolidata. Per il momento la Protezione civile resta cauta e parla di «apparente stabilizzazione», sintomo che le misure di contenimento stanno iniziando a dare i primi frutti, ma è ancora troppo presto per tirare le somme.

Strade deserte e famiglie intere chiuse in casa. Uno sforzo economico e psicologico che inizia però a funzionare. «È assolutamente indispensabile, se vogliamo che continui la curva di decrescita, continuare a rispettare le regole di distanziamento sociale». Ieri, alla quotidiana, ormai rituale conferenza stampa per fare il punto sull'emergenza coronavirus, mancava il protagonista di questo appuntamento: il capo Angelo Borrelli, che ha la febbre. «Lavora da casa», spiega il suo sostituto, il vice direttore della Protezione civile, Agostino Miozzo. Borrelli ha fatto il test, per la seconda volta, la prima, una settimana fa circa era risultato negativo, e aspetta di capire se questa volta i sintomi sono da Covid-19. I microfoni sono di Miozzo che ribadisce: «È un momento delicato se si abbassa la guardia quella curva potrebbe risalire».

Vengono snocciolati numeri e dati. In Italia calano leggermente il numero dei contagiati e quello dei decessi. Per il quarto giorno consecutivo. I malati sono 3.491 in più per un totale di 57.521. Sono complessivamente 7.503 le vittime con un aumento rispetto a giovedì di 683. Sono 9.362 i guariti (1.036 più) mentre le persone in terapia intensiva restano 3.489. «Dobbiamo essere pazienti», serve tempo, indispensabile per vedere la curva stabilizzarsi e serve tempo soprattutto per organizzare le strutture sanitarie. Il trend sembra rispondere alle indicazioni date dalla Protezione civile, ecco perché guai ad abbassare la guardia. Anche in Lombardia, anche se i numeri restano preoccupanti, arrivano dati leggermente in calo. Sono stati trasferiti altri tre pazienti in terapia intensiva: uno a Genova e altri due a Lipsia, in Germania. «Nelle prossime giornate trasferiremo altri pazienti, anche in Germania», ha detto Luigi D'Angelo, direttore operativo della Protezione civile. A Codogno, dove era stato trovato per la prima volta il virus, per il secondo giorno di seguito si registrano zero casi.

Continua una grande lotta per combattere questa guerra. «Siamo ad oltre 9.600 volontari impegnati per l'emergenza, 720 tende pre-triage davanti ai pronto soccorso». Gli sforzi sono enormi e continui. Ma servono forze esterne.

Un ringraziamento è stato dedicato alla solidarietà dei Paesi stranieri. «Continuano le attività di supporto dall'estero in questa emergenza, in particolare sono in arrivo un team di tecnici ed esperti sanitari di 140 persone dalla Russia, con materiali e mezzi per la Lombardia. Sarà in trasferimento anche il primo gruppo di medici volontari, in Lombardia, e in Emilia Romagna», ha aggiunto D'Angelo. «Entro tre giorni un ospedale cinese da campo nelle Marche».

L'assessore al Welfare lombardo Giulio Gallera ha parlato di «crash delle bombole a ossigeno. Le farmacia lamentano scarsezza di risorse», hanno spiegato Gallera e l'assessore al bilancio Davide Caparini, chiarendo che il problema «non è la scarsezza di ossigeno, ma reperire le bombole che una volta usate devono essere sanificate con tempi più lunghi di quelli dell'emergenza».

Il Piemonte, altra Regione in crisi per il virus, registrava

ieri altri 46 decessi, facendo salire a 500 morti e 6mila contagiati il totale. «State a casa, ha ribadito il presidente della Regione, Alberto Cirio, è l'unico modo per ripartire».

E ormai è chiaro, i dati lo confermano.

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