Sono 1.638 i nuovi contagi di ieri, un dato in linea con gli ultimi giorni, anzi inferiore ai 1.907 casi di venerdì. E con un numero incoraggiante di tamponi, 103.223, superiore al giorno precedente (99.839) Ma a preoccupare è il dato dei morti: 24 in altrettante, ore. Era dal 7 luglio, quando si contarono 30 decessi, che non si verificava un dato così lugubre. I morti sono distribuiti in dieci differenti regioni, a dimostrazione che la seconda ondata del Coronavirus è molto più democratica della prima, anche se il record resta della Lombardia, con 9. Ci sono poi 5 morti in Veneto, 2 in Emilia-Romagna e Liguria e uno ciascuno in Piemonte, Lazio, Campania, Puglia, Friuli-Venezia Giulia e Umbria. Il totale dei morti dall'inizio dell'epidemia è di 35.692, con la Lombardia nettamente in testa con 16.917, vale a dire il 47,39 per cento del totale, davanti a Emilia-Romagna con 4.474 e Piemonte con 4.154.
Vediamo ora i nuovi contagi come sono distribuiti nelle varie regioni. Il maggior numero è registrato dalla Lombardia, con 243 casi a fronte di 21.721 tamponi contabilizzati, con un indice di positività dell'1,12 per cento inferiore a quello nazionale pari all'1,59. Il Lazio è secondo con 197 casi e 10.097 tamponi (indice di positività all'1,95 per cento), il Veneto terzo con 186 casi e 16.684 test. Sopra quota cento ci sono ancora la Campania con 149 contagi (su appena 5.515 tamponi), la Toscana con 143, l'Emilia-Romagna con 133 e la Puglia con 108. Poi dieci regioni in doppia cifra, due sotto i dieci e soltanto due regioni senza contagi: Abruzzo e Valle d'Aosta.
Tra i 43.161 attualmente positivi, la maggior parte è in isolamento domestico fiduciario con 40.566 casi. I ricoverati sono 2.595, appena cinque più del giorno precedente. quelli che si trovano in reparti ordinari sono addirittura diminuiti di due unità, passando da 2.392 a 2.380, mentre quelli in terapia intensiva passano da 208 a 215 aumentando di sette unità.
Dai che secondo l'infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, non giustifica in nessun modo l'ipotesi di tornare a un nuovo lockdown, idea che definisce addirittura «anacronistica». «La chiusura totale di marzo-aprile - dice Bassetti - non avverrà mai più, oggi l'Italia non è in pericolo: 200 persone in terapia intensiva su 50mila casi vuole dire 0,5 per cento del totale di pazienti che hanno una malattia leggermente più grave». «Alcune Regioni, al Sud, mi dicono che hanno problemi - agginge Bassetti -. Forse perché nei mesi di calo dei casi invece di fare le formiche hanno fatto le cicale, pochi casi non posso mettere in difficoltà un reparto di terapia intensiva. Ora occorre tamponare chi ne ha bisogno, se ci sono realtà dove scoppiano focolai si può intervenire con inasprimento delle misure di controllo e di contenimento».
In termini di focolai, la regione che preoccupa di più è la Siclilia, dove ci sono ben quattro aree a rischio. Tra i focolai che preoccupano c'è quello della missione Speranza e carità, la cittadella dei poveri di Palermo, fondata da Biagio Conte e dichiarata ieri «zona rossa» dalla Regione. Due volontari sono stati ricoverati, uno con la polmonite. Coronavirus, Chiuse anche le altre sedi della comunità in via Archirafi, in via Garibaldi, in via Decollati e in via Cottolengo.
Problemi anche a Corleone, dove sono state chiuse le scuole, le villa comunale e i musei, e disposto lo stop alle palestre dopo le 20 e chiusura di pub e sale giochi alle 22, dopo il crescere dei contagi in seguito a un matrimonio celebrato il 12 settembre.
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