Tutto fermo, fino almeno al 30 di aprile. Come stabilito dall'ultimo decreto del governo. Nonostante il pressing delle Regioni e le proteste di piazza, il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri non può che affidarsi ai numeri e seguire la linea di massima prudenza del ministro Roberto Speranza, approvata da Mario Draghi.
Il premier ha scelto di puntare tutto sulla ripartenza della scuola, decidendo di aspettare che ingrani la campagna vaccinale di massa per far ripartire gradualmente il Paese. Adesso dipende tutto dai dati, non si può rischiare di vanificare i sacrifici fatti finora allentando troppo presto. «Credo che i dati miglioreranno nelle prossime settimane grazie al sistema più rigido di chiusure. Realisticamente penso che la possibilità di riaperture sarà dopo il 30 aprile, ma dipende dall'andamento dei contagi», spiega Sileri.
Qualche spiraglio potrebbe arrivare dal 20 aprile, quando è prevista una rivalutazione della situazione e se la curva epidemiologica sarà in discesa è possibile che venga anticipata qualche riapertura. Il sottosegretario ipotizza di far ripartire per prime quelle attività che possono farlo in sicurezza, minimizzando i rischi, per esempio quelle che coinvolgono per lo più persone vaccinate, come i congressi dei medici. Sileri è ottimista, ma per ora è difficile stabilire una data esatta. Al momento rimane la cancellazione delle zone gialle fino al 30 aprile, a meno di clamorose svolte che non sembrano all'orizzonte. I fari del governo sono puntati in particolare su tre parametri, dal cui andamento dipende l'allentamento delle restrizioni. Il primo, ovviamente, è l'andamento dei contagi e il valore dell'Rt nazionale, che deve essere costantemente sotto a 1. «Adesso - spiega Roberto Battiston, docente di Fisica sperimentale all'Università di Trento - siamo sul filo del rasoio con Rt a 1. Se si riapre ora la curva tornerà subito a salire». Un'eventualità che, nonostante le pressioni, il governo vuole evitare. Determinante, poi, è l'occupazione degli ospedali. In questo momento sono in sofferenza in molte Regioni. Per poter pensare a restrizioni più soft, la percentuale di occupazione delle terapie intensive deve scendere sotto la soglia critica del 30 per cento.
Ma il premier vuole che la ripartenza delle attività sia legata soprattutto all'andamento della campagna vaccinale per proteggere la fascia di popolazione più fragile: impensabile allentare le misure prima di aver vaccinato tutti gli over 70. Un obiettivo ambizioso, che dipende dall'arrivo delle dosi nei tempi previsti.
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