Resta il Conte bis, ma con un passetto avanti: un Conte «2,5». Il premier sceglie il palcoscenico europeo per ammantare il banale shopping di «responsabili» in Parlamento con un'aura epica. A giustificare il tentativo di allargare la maggioranza sarà una «emergenza nazionale». Così Conte definisce il dramma di un Paese che passeggia fischiettando sull'orlo della recessione. «Noi non possiamo accettare di continuare a crescere con questi decimali - arringa da Bruxelles dove partecipa al Consiglio europeo straordinario sul nuovo bilancio dell'Unione - L'Italia si preannuncia fanalino di coda». Ecco l'emergenza. E, di conseguenza, il paradossale appello a sostenere il governo per rilanciare la crescita. Pazienza se è lo stesso governo che finora ha incassato soprattutto decrescita: «Chiamo a raccolta tutte le forze sane del Paese».
Alla voce «forze sane» leggere: parlamentari «responsabili» pronti a puntellare la maggioranza. Da Bruxelles, Conte detta anche la tempistica: la settimana prossima un confronto nella maggioranza sulla crescita e poi, probabilmente la settimana successiva, «farò delle comunicazioni al Parlamento, ho già dato mandato al ministro dei Rapporti con il Parlamento di preannunciarlo ai presidenti delle Camere».
Il premier rifiuta l'etichetta di «verifica di maggioranza», e non conferma se ci sarà o meno un voto di fiducia, anche se ha tutta l'aria di essere un discorso programmatico: «Sarà l'occasione per formalizzare l'agenda 2020-2023 in modo lineare e trasparente». Anche il termine scelto, «comunicazioni al Parlamento», può implicare un voto, a differenza della semplice «informativa». È il chiarimento che anche il Quirinale aveva chiesto.
Ma difficilmente sarà il preludio a un vero cambio di maggioranza. Anche perché nel frattempo Renzi ha di nuovo cambiato forma alla sua iniziativa politica. Mantiene la pressione ma rallenta sullo strappo. E intanto tenta di scippare a Palazzo Chigi la definizione dell'agenda programmatica proponendo una riforma istituzionale che porti al premierato elettivo. «Proposta estemporanea», frena Conte. Ma intanto accetta la richiesta di Renzi di incontrarsi con un chiarimento. Richiesta non banale, perché finora il senatore di Rignano si è sempre ritagliato il ruolo di manovratore dall'esterno, non partecipando mai direttamente ai vertici.
Conte vorrebbe neutralizzare Italia viva, rendendola non indispensabile. Renzi lascia sul tavolo le minacce, inclusa la sfiducia a Bonafede. E tira la corda ma non la spezza. Rendendo così molto più complicata l'operazione «responsabili». Perché se Italia viva resta, i responsabili sono utili, ma a loro volta non indispensabili. A queste condizioni, tra i papabili inizia la corsa a sfilarsi dall'operazione.
A Conte resta l'arma del tempo: difficile votare prima del 2021, conferma l'esperto Stefano Ceccanti. A fine marzo c'è il referendum sul taglio dei parlamentari che, all'articolo 4, prevede una moratoria di due mesi dall'entrata in vigore. Si arriva così all'estate. E a settembre torna il tormentone legge di bilancio. Quando si diventa tutti responsabili.
Coincidenza: a Bruxelles l'avvocato trova un'altra maggioranza che traballa. La coalizione Ursula si incaglia proprio sul bilancio dell'Unione europea dopo la Brexit. I Paesi del Nord lo vorrebbero più «smilzo»: non più dell'1% del Pil.
E il presidente del Consiglio europeo Charles Michel vorrebbe convincerli con i rebates: sconti sui contributi per i Paesi «frugali»: Germania, Danimarca, Austria, Olanda. Conte li boccia: «Non ci piacciono». E il presidente David Sassoli annuncia le barricate all'Europarlamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.