Ogni giorno che passa, Giuseppe Conte ha sempre più la sensazione che la vicenda del Russiagate gli stia sfuggendo di mano. Ed è per questo che ha fretta, molta fretta, di provare a mettere un punto fermo su un caso che va montando di ora in ora. Così, a metà pomeriggio, il presidente del Consiglio decide di formalizzare la sua disponibilità ad essere ascoltato al più presto dal Comitato parlamentare per la sicurezza. E lo fa con tanto di lettera al neo presidente del Copasir Raffaele Volpi. Nella speranza che dopo l'audizione il polverone che circonda i due incontri del ministro della Giustizia statunitense William Barr con i vertici dei nostri servizi possa diradarsi.
D'altra parte, la vicenda ormai da giorni sta minando la tenuta stessa della maggioranza giallorossa. Il premier, senza passare per il Parlamento e senza alcuna comunicazione neanche informale ai partiti della sua maggioranza, avrebbe infatti autorizzato la nostra intelligence a fornire informazioni per confutare le presunte interferenze russe nelle presidenziali americane del 2016. Non solo. Perché secondo alcune ricostruzioni Conte avrebbe anche chiesto informazioni su quanto fatto dai servizi quando a Palazzo Chigi c'erano Matteo Renzi (2014-2016) e Paolo Gentiloni (2016-2018). Circostanza, quest'ultima, che il premier ha smentito senza apparire però troppo convincente. Non a caso, i due diretti interessati non hanno affatto gradito, soprattutto Gentiloni che aveva in capo direttamente a sé la delega sui servizi. E che oggi, commissario europeo per gli Affari economici, teme di finire risucchiato nel gorgo di un vicenda dai tratti molto opachi. Una profonda irritazione quella dell'ex premier che, per inciso, è stato uno dei principali attori nella partita che ha portato alla nascita del Conte 2. Ecco perché mercoledì scorso il presidente del Consiglio ha alzato il telefono e chiamato Gentiloni per cercare di chiarire la situazione.
Al di là delle rassicurazioni di Conte, però, il punto è quel che davvero si sono detti i vertici dei nostri servizi e Barr. Dei due incontri, infatti, esisterebbero dei resoconti che secondo i ben informati potrebbero uscire sulla stampa americana nelle prossime ore. Oggi, per capirci, il primo giornale che sfoglieranno a Palazzo Chigi sarà certamente il New York Times. È del tutto evidente, infatti, che se fosse confermato che Conte ha chiesto informazioni sui suoi predecessori, sarebbe a rischio la tenuta stessa del governo.
Di certo, c'è che al momento il premier è davvero accerchiato. Perché oltre ad essere sotto la lente del Pd è pure nel mirino di Matteo Salvini, deciso a non fare sconti al premier. Ed è proprio per questo che Conte ha deciso di scrivere a Volpi, nel timore che il neo presidente del Copasir - leghista doc, vicinissimo a Giancarlo Giorgetti e sempre molto critico verso il premier - stesse pensando di prendere tempo sull'audizione così da lasciarlo a bagnomaria. Come se non bastasse, anche il Quirinale ha lasciato il presidente del Consiglio al suo destino.
Pare che sul Colle - Sergio Mattarella sarà a Washington la prossima settimana - non siano particolarmente preoccupati da come si sono mossi i nostri servizi, ma tengono comunque a sottolineare che la vicenda riguarda «esclusivamente il governo». Ecco perché ai piani alti del Quirinale non avrebbero affatto gradito che Conte li abbia tirati in ballo.
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