Quando sono circa le 18 il leader del nuovo corso si presenta in una conferenza stampa dal sapore antico. Giuseppe Conte dal Senato dice «che il M5s non farà più sentire la sua voce sui canali del servizio pubblico». Parole che potrebbero ricordare il Beppe Grillo delle origini e gli editti contro la televisione. Se solo non fosse che l'Aventino di Conte è la reazione all'esclusione del Movimento dall'ultimo giro di nomine in Rai. Conte parla in piedi, accanto a lui ci sono i capigruppo Davide Crippa e Mariolina Castellone, il capo delegazione al governo Stefano Patuanelli, la capogruppo in Vigilanza Sabrina Ricciardi e il vicepresidente nella stessa commissione Primo Di Nicola. Conte in giornata ha visto prima i ministri, grande assente Luigi Di Maio per impegni istituzionali, poi i capigruppo, i parlamentari in commissione Vigilanza e alcuni vicepresidenti. Fuortes è il bersaglio, perché «ha scelto di escludere, fra tutte le forze dell'arco parlamentare, unicamente il M5s, partito di maggioranza relativa grazie a 11 milioni di elettori». «Ci chiediamo che ruolo abbia giocato il governo in tutto questo», polemizza Conte. Il leader M5s affonda sull'Ad: «Fuortes non libera la Rai dalla politica, ma sceglie scientemente di esautorarne una parte: la più ampia, uccidendo qualsiasi parvenza di pluralismo». Di fronte all'annuncio della linea dura molti eletti sono disorientati. Anche alcuni contiani come l'ex ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina. Che, secondo l'Adnkronos, appena saputa la notizia dell'Aventino avrebbe esclamato: «E quali sarebbero le motivazioni?». Una fonte parlamentare M5s di primo piano parlando con Il Giornale paragona Conte «a quel giocatore che è stato mandato in tribuna e si è portato il pallone a casa». Monta il malcontento nei confronti dell'ex premier reo «di non aver accettato nessuna alternativa a Giuseppe Carboni al Tg1». Non mancano le ironie sul ddl M5s sulla Rai incardinato al Senato. «Per Conte la proposta è far sorteggiare i candidati», dice un grillino. Rocco Casalino nei corridoi del Senato scherza con i giornalisti e dice ironicamente a una cronista Rai che per lei «farà un'eccezione».
Renzi attacca: «Non c'è bisogno di piani segreti per distruggere i Cinque Stelle: basta lasciar fare a Giuseppe Conte. Fa tutto da solo. Un anno fa mandava veline e immagini al Tg1, oggi annuncia che non andranno più in tv». Andrea Marcucci, senatore del Pd, è sferzante con l'alleato: «Resta una buona norma per la politica non commentare le nomine dei direttori dei Tg Rai. Vale anche per Conte». Dalla segreteria nazionale del Pd il deputato Enrico Borghi cita Mino Martinazzoli: «Quelli che ci criticano e ci contestano non lo fanno per cambiare il cosiddetto sistema di potere, ma semplicemente si propongono di ereditarlo». Quindi la chiosa di Borghi: «Alla luce delle vicende Rai odierne, direi profetico». Da sinistra a difendere Conte è Pierluigi Bersani: ««Se applichi il Cencellì devi applicarlo, non fai il Cencelli dei poveri. Conte avrà le sue ragioni».
Dal centrodestra Maurizio Lupi di Noi con l'Italia critica la mossa: «L'Aventino mediatico è una scelta di debolezza». Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, membro della Commissione di vigilanza considera «irricevibili» le frasi del capo del M5s e conclude: «Conte ha perso un'altra occasione per tacere».
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