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Conte gioca con Draghi ma rischia di schiantarsi contro la fronda interna

Il leader M5s lancia il premier al Quirinale per eliminare i dissidenti col voto anticipato

Conte gioca con Draghi ma rischia di schiantarsi contro la fronda interna

Conte, Draghi e il Quirinale. Il presidente del M5s mette le mani avanti sulla candidatura dell'attuale premier al Colle, allo stesso tempo cerca di rassicurare i tanti parlamentari del suo partito che vedono come una minaccia le elezioni anticipate, che restano comunque lo scenario più naturale se l'ex governatore della Bce diventasse Presidente della Repubblica. E così a Mezz'ora in più su Rai3 l'avvocato si spinge un po' più in là della solita prudenza. L'opzione preferita è Draghi capo dello Stato, poi si vedrà. Quindi l'annuncio che per il Movimento non c'è «nessun veto» su questa ipotesi. «È prematuro, ma non possiamo escludere Draghi al Colle, quindi lavoreremo per trovare il candidato migliore e lui rientra in questa descrizione». Un modo per dire che il nome da cui partire è quello del presidente del Consiglio. Conte ha ripetuto parole simili al segretario del Pd Enrico Letta durante il pranzo romano di lunedì scorso. Quel giorno, il leader pentastellato, ha ricevuto sostanzialmente un rifiuto alla sua proposta. Al Nazareno sono consapevoli che il trasloco di Draghi innescherebbe il caos nel partito.

Conte rassicura i peones grillini che aspettano lo scatto della pensione da parlamentare a settembre del 2022. E però il suo equilibrismo stona con la realtà delle cose. Difficile un altro governo di unità nazionale con a capo una personalità che non abbia il prestigio e l'autorevolezza di Draghi. L'avvocato non lo sa o fa finta di non saperlo. «Se si dovesse realizzare la prospettiva di Draghi al Colle e si dovessero verificare le condizioni per una sua elezione - spiega Conte a Lucia Annunziata - non dobbiamo pensare che sia automatico andare alle elezioni politiche. Non c'è fretta di andare a votare». Basta sondare gli umori del variopinto gruppo dei Cinque Stelle in Parlamento per far vacillare il ragionamento. I parlamentari del Movimento, esclusi quelli di stretta osservanza contiana, vivono nella convinzione che l'unico traguardo del giurista di Volturara sia il voto anticipato nella primavera dell'anno prossimo. All'ex premier non dispiacerebbero il più che prevedibile dimezzamento dei consensi e lo scontato sfoltimento degli eletti stellati dopo le urne. Anzi, le politiche sarebbero il grimaldello che potrebbe permettergli di modellare il Movimento a sua immagine. Conte punta a liste piene di fedelissimi cooptati dalla società civile. Del vecchio grillismo rimarrebbe solo il simulacro di un nucleo di dirigenti storici da salvare con una deroga alla regola del doppio mandato.

Nei gruppi del M5s l'atmosfera è bollente. Quaranta-50 deputati e senatori vogliono lasciare il vascello contiano. Ma non prima dello showdown del Quirinale. Stufi di essere trattati come «pigiabottoni», riluttanti a versare i soldi al partito, i peones silenziosi preparano colpi di scena nel segreto dell'urna quirinalizia. Un bacino di franchi tiratori che saboterebbe la linea del leader e potrebbe essere determinante per il Colle. Lo sfarinamento dei grillini alla prova dell'elezione del Capo dello Stato sarebbe una bomba sulla leadership del professore pugliese. Intanto lui, irrequieto, cerca soluzioni. Per proseguire la legislatura con Draghi al posto di Mattarella, chi è vicino all'ex premier immagina pure un'altra maggioranza giallorossa con Letta a Chigi e il presidente dei Cinque Stelle agli Esteri.

Ipotesi considerate velleitarie nel Palazzo, ma Conte gioca col nome di Draghi e le prova tutte.

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