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Torna il vento di scissione: chi sono gli uomini di Conte

Il "patto della spigola" può essere solo un diversivo. In Parlamento si rincorrono le voci di scissione tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo. Il vicolo cieco dell'ex premier

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É lo scenario che gli affezionati del MoVimento 5 Stelle vorrebbero scongiurare, ma è pure quello rimasto sulla tavola da pranzo dopo il "patto della spigola" a Marina di Bibbona. Giuseppe Conte non ha rinunciato alle sue velleità da leader partitico. La convivenza con una figura politicamente ingombrante come Beppe Grillo stona con le volontà di comando. Dipendesse dall'ex presidente del Consiglio, il fondatore del grillismo dovrebbe farsi da parte. Ottenere spazio in breve tempo per rendere suo il MoVimento: questa è l'idea di Conte. Anche per questo, nonostante la pace immortalata ieri, l'ipotesi di una scissione non deve essere scartata.

Le differenze nel duo non mancano: negli ultimi mesi Beppe Grillo è diventato governista, mentre Giuseppe Conte, che non avrebbe ancora digerito l'uscita di scena da palazzo Chigi, sembra avere intenzione di mettere i bastoni tra le ruote al governo retto da Mario Draghi. La riforma della Giustizia è un terreno di battaglia su cui il professore universitario vuole muoversi.

Sembra che lunedì possa essere il giorno del summit tra il presidente del Consiglio in carica ed il suo predecessore. La tabella di marcia di Draghi deve mantenere un certo ritmo: temporeggiare non è previsto. L'Unione europea ed il Recovery Fund non consentono tentennamenti. Ma il piano di Conte è quello di alzare la posta nei confronti di una riforma che non lo convince. Grillo ha sollevato meno problematiche sul piano di Draghi e del ministro Marta Cartabia. E già questo è un distinguo rilevante.

Il leader gialloverde prima e giallorosso poi è ad un bivio: strappare con Draghi significherebbe fare del MoVimento 5 Stelle un partito d'opposizione. Conte il centrista alleato del Partito Democratico, che è una delle versioni che c'è stata presentata dopo quella "populista" al fianco di Matteo Salvini, scomparirebbe. E il nuovo Conte, questa volta massimalista di sinistra, si siederebbe all'opposizione, dove per ora c'è solo Giorgia Meloni. Sarebbe forse contento Alessandro Di Battista, ma l'ex premier prenderebbe così le distanze dal progetto di sponda ancillare del Pd che sembrava risiedere tra le sue corde. Il paradosso è che Beppe Grillo, quello dei "Vaffa", si ritroverebbe tra le mani una creatura governista. Una sorta di inversione ad u per entrambi: questo sarebbe l'esito di una separazione al momento.

Difficile del resto immaginare che il progetto di un nuovo partito di centro - quello di cui si discute spesso quando viene nominato Giuseppe Conte - possa prendere piede al di fuori dell'attuale contesto governativo, che racchiude pure tutte le forze moderate. Nel caso in cui Conte rompesse con Mario Draghi, la strada diventerebbe quasi obbligata: c'è spazio solo a sinistra dello scacchiere. Per questo motivo, con qualche probabilità, l'ex giallorosso ed ex gialloverde non ha ancora deciso il farsi. A rilanciare le voci di scissione, comunque, ci ha pensato Tpi, che in queste ore ha pubblicato un approfondimento secondo cui sono gli stessi parlamentari grillini a sfogliare la margherita, senza escludere nulla. Il semestre bianco è alle porte, come sottolineato dalla fonte, e quel periodo viene spesso utilizzato dai leader per revisionare la strategia.

Sempre Tpi presenta pure un elenco di figure su cui Conte potrebbe contare in caso di nuova formazione partitica: si va dal professor Luca Di Donna all'ex sottosegretario Mario Turco, passando per l'ambasciatore Pietro Benassi e per l'ammiraglio Carlo Massagli. Non sembrano profili da partito di sinistra massimalista, ma tant'è. La sensazione è che Conte sia in ritardo rispetto ai tempi che la politica avrebbe consigliato per una mossa del genere. Ripescare dall'armadio l'idea di un partito personalistico, ora che il quadro è mutato, non è un'operazione banale. Non scindersi da Grillo, però, significherebbe per l'ex premier essere vincolato all'influenza del fondatore.

Risolvere l'equazione non è facile, perché il vicolo è cieco. Certo è che la curiosità è tanta. Se non altro per comprendere, dopo anni sulla scena, quale sia la piattaforma valoriale e programmatica sposata dal Conte leader. Soprattutto perché in questi anni gli sono andate bene più o meno tutte le ricette. In caso, per esempio, ci sarebbe la possibilità di scoprire quale sia la posizione di Conte sul Ddl Zan e sui temi affini.

Forse.

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