Conte inciucia già coi dem. E poi fa subito dietrofront

Il leader M5s: "Governo con loro? Ci può stare...". Stop dopo l'ira della base: "Sono stato travisato"

Conte inciucia già coi dem. E poi fa subito dietrofront

Il telefono di Giuseppe Conte è rovente. Spenti i riflettori del salotto televisivo di Mezz'ora in più l'ex premier dà uno sguardo al suo smartphone. Decine di notifiche. Messaggi, chiamate. Tutti vogliono sapere se davvero è intenzionato a fare un nuovo governo con il Partito democratico. Le sue parole in diretta TV, su Rai3, sono state chiare: «Mi auguro di governare da solo ma questo dipende dai cittadini. Realizzare un monocolore diventa un po' improbabile, quindi la prospettiva, domani, di dover lavorare con altre forze politiche, a partire dal Pd, ci può stare». Parole chiare, limpide, che non hanno bisogno di parafrasi.

Una doccia fredda per i suoi che lo guardano dal divano di casa mentre preparano le liste dei candidati all'estero. Nessuno si aspettava un'apertura così diretta. A che gioco sta giocando, si chiedono i pochi grillini rimasti. «D'ora in poi ci sederemo a un tavolo con condizioni ancora più chiare del passato... Non cederemo su nulla», avverte l'ex premier aprendo al dialogo con Enrico Letta subito dopo il voto del 25 settembre. Lo stesso Enrico Letta nel mirino dell'avvocato da settimane. Una mossa falsa, sbagliata. Una mossa che annulla giorni di campagna elettorale fatta di attacchi al Pd. Una mossa che disorienta i pochi elettori rimasti nel Movimento. Un errore di comunicazione dettato, forse, dalla distanza di Rocco Casalino, il suo portavoce.

Il suo consigliere personale, lo stesso che lo ha spinto fuori dal governo Draghi. Troppo impegnato a godersi le vacanze nella Baia verde di Gallipoli, in Puglia, ma che segue tutto a distanza tanto da far rimangiare a Giuseppe Conte le sue stesse parole. Lettera dopo lettera. Sillaba dopo sillaba. Le ingoia una ad una sui suoi canali social. Dopo poche ore dalla trasmissione televisiva Giuseppe Conte è costretto a correggersi: «Credo che il mio pensiero sia stato forzato e travisato». Peccato che sia stato proprio lui ad esporlo, il pensiero. A rivelare, forse, il progetto futuro. Quello di governare insieme agli amici. «Nelle condizioni attuali con i vertici nazionali del Pd folgorati dell'agenda Draghi non potremmo nemmeno sederci al tavolo scrive -. E noi i nostri valori, le nostre battaglie non li svendiamo». L'avvocato sembra più confuso che persuaso e la toppa è peggio del buco.

Come quella messa sul Meeting di Rimini. Con fare spocchioso si lamenta di non essere stato invitato. «Non mi hanno invitato. Io e M5s non siamo potenti e non siamo accreditati per partecipare a un incontro dove sono stati invitati tutti i leader. Esiste una conventio ad excludendum, ce ne faremo una ragione». Magari gli organizzatori del Meeting di Rimini di Comunione e liberazione non hanno la stessa memoria corta di Giuseppe. Erano stati proprio i 5 stelle ad attaccare il Meeting ribattezzandolo «Comunione e fatturazione» con la benedizione di Beppe Grillo.

Ma il pomeriggio per l'avvocato è fatto ancora di lavoro sulle liste. Oltre agli «amici» col seggio sicuro spuntano altri nomi, altri curriculum «eccellenti». Si fa per dire. Come quello del professore di educazione fisica, napoletano di origine, Umberto di Franco candidato all'uninominale del Senato in provincia di Bergamo.

Depennata, invece, Claudia Majolo esclusa da liste elettorali di Milano dopo aver passato le parlamentarie, perché ritenuta una ammiratrice di Silvio Berlusconi. In passato aveva usato l'hashtag #BerlusconiAmoreMio. Forse è solo invidia perché non iscritta al gruppo le bimbe di Conte.

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