Giuseppe Conte ha parlato al Copasir delle presunte ingerenze russe nei processi elettorali in Italia e in Europa. È questa l'indiscrezione fatta trapelare da Repubblica, che, avendo avuto accesso a fonti qualificate, ha scritto di come il presidente del Consiglio abbia dedicato un lungo passaggio della sua relazione semestrale ai rischi insiti nelle attività russe. Mosca, in base a queste documentazioni, verrebbe accusata di manipolare il consenso insieme a un'attività di raccolta di informazioni sensibili tesa a screditare presunti nemici e sostenere presunti alleati o possibili movimenti filorussi. Obiettivo finale: costruire una piattaforma di consenso utile a sostenere quei partiti che hanno in programma la fine delle sensazioni e un riconoscimento più sereno del ruolo della Russia in Europa e nel mondo.
Insomma, Conte, probabilmente sotto assedio per ciò che concerne il filone italiano del Russiagate, ha voluto ancora una volta spostare l'attenzione. Non parlare solo della contro-inchiesta di Donald Trump e del suo ministro William Barr - e che di fatto incide eccome sulla vita dei nostri servizi segreti - ma anche tornare a parlare di Russia, specialmente in chiave negativa. Uno strumento utile anche a colpire Matteo Salvini che, proprio per le accuse di legami con Mosca, è stato pesantemente preso di mira dallo stesso premier una volta terminata l'esperienza di governo tra Lega e Movimento 5 Stelle.
Attaccare per difendere, certo. Il problema è che sul fronte delle presunte ingerenze russe il presidente del Consiglio potrebbe avere ben pochi alleati in casa. Troverà sicuramente man forte nel Pd, dal momento che da tempo ha sposato la linea delle mani del Cremlino dietro qualsiasi partito di stampo sovranista e/o populista. Ma potrebbe essere solo soprattutto in sede pentastellata, mostrando uno iato (ancora una volta) tra il premier che è espressione dei Cinque Stelle e il partito che in teoria dovrebbe rappresentare.
Perché se è vero che Conte ha parlato di Russia e di ingerenze russe in chiave elettorale per smarcarsi dai dubbi sul Russiagate, è altrettanto certo che il Movimento Cinque Stelle in Europa abbia votato contro la costituzione di una commissione d'inchiesta su queste attività affibbiate a Vladimir Putin e ai suoi apparati. Insomma, come avvenuto sul nodo Tav, Conte potrebbe dimostrare ancora una volta di aver tagliato alcuni importanti legami con la base ma soprattutto con i parlamentari grillini, che hanno sempre mantenuto la batta del timone dritta sul caso-Russia. Anzi, i pentastellati in questo frangente si sono dimostrati ancora affini al loro vecchio alleato della Lega, tanto che i partiti votarono allo stesso modo nell'Europarlamento facendo così cadere la proposta voluta fortemente dai socialisti europei e dal Pd.
Per salvarsi dagli scandali, Conte è disposto a perdere completamente la sua linea autonoma anche nei rapporti con Mosca? Di sicuro la sua linea è molto cambiata nel corso di questi mesi. E quello che un tempo era il Conte che voleva aprire alla Russia, ora è un premier che lascia che le autorità italiane arrestino un cittadino russo a Napoli su ordine di Washington o che continua a parlare di "losche trame" tra Mosca e partiti italiani. Ed è lo stesso Conte che parla apertamente di Albania e Macedonia nel Nord da subito all'interno di Nato e Unione europea, piegandosi all'Europa ma irritando Mosca e soprattutto facendo anche un favore a Emmanuel Macron.
Che non a caso a questa espansione nei Balcani aveva detto di no, unico in Europa, per fare asse con la Russia.Del resto la freddezza di Putin nel suo viaggio a Roma era stato un segnale: così come il placet dell'Unione europea per il suo bis. Segnali che forse parlamentari e eurodeputati 5S dovevano capire.
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