Conte perde altri 2 voti. E i suoi parlamentari vogliono Mattarella

Crippa in assemblea: "Resta nome importante". Un deputato va nel Misto e una senatrice in Iv

Conte perde altri 2 voti. E i suoi parlamentari vogliono Mattarella

Draghi sì, Draghi no, Draghi forse. Un presidente di centrodestra ma i parlamentari non lo voterebbero. E allora un nome «condiviso», una «figura alta» che però non sarebbe appoggiata da Matteo Salvini, che rivendica ancora il «diritto di prelazione» per lo schieramento di maggioranza relativa in Parlamento. Anche se in serata, dall'assemblea dei deputati, il capogruppo Davide Crippa continua a non escludere il Mattarella bis: «Mattarella per noi rimane un nome importante. La rielezione del presidente Mattarella, considerato lo stato di emergenza che stiamo vivendo, sarebbe un'ipotesi da tenere in considerazione».

Giuseppe Conte si è infilato nel groviglio del Quirinale e non riesce a imporre una linea. Forte è il rischio che, alla fine, il leader del partito più votato alle ultime elezioni politiche faccia da spettatore nella partita decisiva della legislatura. Intrappolato nella tentazione di provocare un'instabilità che invece nessuno auspica. Tanto nelle segreterie degli altri partiti quanto tra gli eletti che vagano senza meta tra Montecitorio e Palazzo Madama. L'avvocato sembra fuori sincrono rispetto agli umori del gruppo parlamentare, che pure dovrebbe gestire con il piglio del comandante. Quando - fino all'altro ieri - i grillini in Parlamento sobbalzavano al solo sentire l'evocazione dell'ipotesi di Mario Draghi al Colle, lui tentennava. Sperando, in fondo, che il trasloco del premier potesse propiziare le urne anticipate oppure uno sconvolgimento degli equilibri di governo tale da assicurargli un ministero. «Conte ha capito che non andrà mai al governo se c'è un patto di legislatura con Draghi presidente della Repubblica», rivela una fonte pentastellata di alto rango. Perciò allenta il dialogo con l'alleato Enrico Letta e incontra Salvini. Lo fa nel momento in cui i parlamentari si stanno rassegnando all'ipotesi Draghi, seppur subordinata a un accordo blindato per continuare la legislatura. «Abbiamo bisogno di agibilità politica», ha ripetuto Conte a Luigi Di Maio mercoledì alla Farnesina. Dall'altro lato, il ministro degli Esteri rilanciava con «il patto di legislatura». È proprio il ricorso a quest'ultima formula a preoccupare Conte. L'avvocato teme che un esecutivo quasi fotocopia dell'attuale, con un altro tecnico al posto di Draghi, blocchi la sua iniziativa politica fino al 2023. La prospettiva è quella di un anno ancora senza scranno in Parlamento, con un M5s che partecipa a un nuovo governo di larghe intese e continua a precipitare nei sondaggi. Da qui l'incontro con Salvini, con il quale Conte ha riallacciato un rapporto, anche se è granitico il no degli eletti a ipotesi come Maria Elisabetta Casellati o Letizia Moratti. In parallelo resta il terrore dei franchi tiratori, tentati dal voto a Silvio Berlusconi se il leader di Fi scendesse in campo.

Le priorità dei parlamentari sono diverse da quelle del leader. Nella pancia dei gruppi il no a Draghi non è più categorico, ma è condizionato a un «patto di legislatura» che sta stretto a Conte. E però il capogruppo Crippa continua a essere tiepido sull'approdo del premier al Colle. «Senza DRaghi non vedo macchinisti per un nuovo governo». Le continue riunioni della cabina di regia dei vertici del M5s non servono a sbloccare lo stallo. «Va a finire che noi voteremo Draghi e Conte non inciderà, sarebbe un suicidio», argomenta un parlamentare.

A peggiorare la situazione c'è l'inchiesta su Beppe Grillo e i rapporti con la Moby di Vincenzo Onorato. L'indagine taglia fuori il Garante dalla partita del Quirinale e fa sbandare la truppa. Deputati e senatori scappano dalle domande sul fascicolo aperto dalla Procura di Milano. Chi risponde, a taccuini chiusi parla di «una batosta». Preoccupano le ricadute della vicenda giudiziaria sui sondaggi.

Il deputato Bernardo Marino, promotore di una proposta di legge per arginare i progetti di Moby sulle rotte per la Sardegna, lascia il M5s. «L'inchiesta su Grillo è uno dei motivi per cui lascio, non ho mai saputo di pressioni, che amarezza», dice all'Adnkronos. La senatrice Elvira Evangelista, che martedì ha salutato il M5s, aderisce a Italia Viva.

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