Un dpcm per scacciare via i cattivi pensieri. Ricomincia l'attività a pieno regime del Parlamento con la discussione sulla proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre. Per tutto il mese di settembre le camere saranno impegnate nel dibattito e nella conversione dei decreti legge. E il provvedimento sullo stato di emergenza non è altro che il cavallo di Troia propedeutico all'emanazione di nuovi dpcm. Quella sigla che, in termini di consenso, ha portato tanta fortuna al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Uno sbarco in Aula che arriva proprio nei giorni e nelle ore in cui nei partiti di maggioranza il fantasma della «crisi di governo» non è più un tabù. Nel Pd aspettano il risultato delle prossime elezioni regionali per dare il via all'ennesima «discussione interna» che potrebbe portare sotto processo il segretario Nicola Zingaretti. Principale fautore, insieme al Richelieu Goffredo Bettini, di uno schema organico di alleanza con i grillini. Progetto mal digerito dagli ex renziani del partito, ma che è lo stesso orizzonte politico di riferimento di Conte. Dall'altro lato della barricata, nel M5s, c'è l'ex capo politico Luigi Di Maio che vuole tornare protagonista grazie a una vittoria roboante del Sì al referendum. Ed è già pronto a riciclarsi nel ruolo di «ago della bilancia» di una nuova maggioranza. Da questo punto di vista, non sono casuali le voci di un suo incontro segreto con l'ex presidente della Bce Mario Draghi e le sue parole di apprezzamento per il discorso di Draghi al Meeting di Rimini.
E se il bubbone politico è pronto a scoppiare in autunno, in questo scenario ecco che allora lo stato di emergenza può diventare un asso nella manica nelle mani dell'inquilino di Palazzo Chigi. La data è strategica: il 15 ottobre. In un fazzoletto di giorni che si annuncia molto caldo per la stabilità della maggioranza. Tra i conti da fare con il risultato delle regionali e la presentazione in Europa del piano per il Recovery Fund. Può apparire cinico dirlo, ma dalla parte del premier ci sono i numeri del contagio. Ormai stabilmente quasi a quota 1500 in Italia. Lo fa notare alla Camera la deputata Giuditta Pini del Pd.«A luglio, quando abbiamo discusso in Aula le pregiudiziali di costituzionalità della proroga, l'argomento principale delle polemiche era che era finita l'emergenza - spiega nell'intervento - questa è una pandemia, non è sufficiente dire che non c'è più per far sì che sparisca, basta vedere i numeri». Il Pd punta però a eliminare dai provvedimenti connessi allo stato d'emergenza il decreto che stabiliva che l'Italia non è un porto sicuro, pensato nei mesi più duri per interrompere il flusso di immigrati. Sul punto è in corso un dibattito con il M5s. Detto ciò, dalla maggioranza non escludono un'ulteriore proroga dopo l'autunno. Anche Nico Stumpo di LeU tira in ballo l'andamento della pandemia: «In questa estate siamo passati da pochi numeri e un virus che sembrava in diminuzione, invece ci troviamo oggi ad affrontare momenti delicati».
Il centrodestra rimane compatto. Per il deputato Federico Mollicone di Fratelli d'Italia «questo provvedimento segna il passaggio dall'emergenza alla dittatura sanitaria». L'opposizione fa propri i numeri della bassa mortalità e dei pochi ricoveri e terapie intensive.
Al centro delle polemiche la proroga di altri quattro anni dei vertici dei servizi segreti, inserita nella norma sullo stato di emergenza. Roberto Bagnasco da Forza Italia parla di «perverso meccanismo che autorizza l'emanazione di dpcm». La parola magica per la sopravvivenza politica di Conte.
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