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Conte si finge vittorioso. "Ora sì alla giustizia". Ma teme le defezioni

Si vota la fiducia, incognita 5 Stelle. Salvini: "Se non ci credono più, lascino il governo"

Conte si finge vittorioso. "Ora sì alla giustizia". Ma teme le defezioni

È il solito Giuseppe Conte, quello che si presenta davanti ai parlamentari collegati su Zoom per l'assemblea congiunta sulla giustizia. L'avvocato prova a tenere insieme tutto. Rassicura i governisti con parole che hanno solo le fattezze di una strigliata. «Smentisco le parole di quelli che pensavano che volessimo minare il governo», spiega a deputati e senatori. Poi distribuisce parole al miele per chi vuole spedire in soffitta i toni barricaderi del passato. «Vi invito ad abbracciare un nuovo corso - continua Conte - alcune uscite del passato ci fanno male, è sbagliato schiacciare un cittadino con un processo infinito». Musica per le orecchie dei tantissimi che non vogliono mettere in difficoltà il governo di Mario Draghi. Però non manca il contentino per i giustizialisti. Che stanno soprattutto fuori dal Parlamento. A partire dal Fatto di Marco Travaglio e da alcuni magistrati che hanno criticato la riforma Cartabia. «Noi stiamo approvando la riforma Bonafede, la ministra Cartabia ha fatto solo alcune modifiche. Per tre quarti l'impianto complessivo è targato Bonafede-Cinquestelle», sottolinea il presidente in pectore del M5s. Proprio l'ex Guardasigilli Alfonso Bonafede potrebbe pronunciare la dichiarazione di voto per il Movimento, oggi in Aula a Montecitorio. Stasera la fiducia, La votazione dovrebbe concludersi domani, con il voto finale sul provvedimento. Poi il passaggio in Senato. «Sono orgoglioso di votare la fiducia», dichiara Bonafede. «Qualcuno dice che abbiamo accettato un compromesso al ribasso, è una rappresentazione falsa», insiste Conte. L'avvocato ammette: «Abbiamo ottenuto molto ma non tutti i risultati che abbiamo chiesto». «Siamo usciti da una situazione difficile», si giustifica Conte. Durante la riunione su Zoom l'ex premier stoppa l'idea di un voto online sull'accordo sulla giustizia. «Non possiamo svolgere attività politica e di governo se ogni volta dobbiamo passare per il voto della rete», taglia corto Conte. Il senatore ed ex ministro Danilo Toninelli non è d'accordo e risponde: «Un voto non ti indebolirebbe».

L'altra faccia della giornata è quella del dibattito parlamentare. Le opposizioni di Fratelli d'Italia e degli ex grillini de L'Alternativa C'è tentano di fare ostruzionismo in Aula, ma a fare discutere è sempre ciò che accade nei Cinque Stelle. Il deputato grillino calabrese Alessandro Melicchio è l'unico stellato a votare a favore delle pregiudiziali di costituzionalità presentate dall'opposizione, sono in tutto 48 i favorevoli e 357 i contrari. 13 pentastellati risultano in missione. Inoltre 41 deputati del Movimento disertano l'Aula, anche se Luigi Gallo, che risulta assente dai tabulati, precisa di aver votato. Tra gli assenti ingiustificati alcuni ultrà della commissione Giustizia alla Camera, come l'ex sottosegretario di Bonafede Vittorio Ferraresi e il capogruppo M5s nella stessa commissione Eugenio Saitta. Colpiscono le defezioni dell'ex sottosegretario a Palazzo Chigi Riccardo Fraccaro e dell'ex ministra della Salute Giulia Grillo. «se non credono più a Draghi, alle riforme e all'Italia lascino il governo e le poltrone», incalza Salvini. Non vengono esclusi provvedimenti disciplinari per eventuali assenti ingiustificati durante la fiducia. In assemblea sono due le parlamentari che annunciano di avere dei dubbi sul sì alla fiducia, la deputata siciliana Antonella Papiro e la sua collega calabrese Elisabetta Barbuto.

Conte fa trapelare «forte malumore» per le assenze, ma nella truppa c'è chi fa notare anche i tanti banchi vuoti negli altri partiti, soprattutto in Forza Italia e Italia Viva.

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