Conte spara su Di Maio e pensa al repulisti grillino

Linea dura sul terzo mandato per far fuori i big. Frecciata al ministro: "Non è più lui il leader"

Conte spara su Di Maio e pensa al repulisti grillino

Stop alle trasmissioni, via alla lotteria. Giuseppe Conte, quello che dovrebbe essere il capo, è solo sul suo Aventino, i parlamentari a Montecitorio giocano alla riffa su quanto durerà l'editto del M5s, che non apparirà più sui canali della Rai dopo essere stato tenuto fuori dall'ultimo giro di nomine di Viale Mazzini. Ecco un commento raccolto nel gruppo alla Camera: «Allora noi stiamo facendo le scommesse, si va dai cinque giorni ai quindici giorni». Insomma, all'irremovibilità di Conte non ci credono nemmeno i grillini. La minaccia è inevitabilmente spuntata. Forse non ci crede neanche lo stesso Conte, che però aveva bisogno di alzare la posta. Di scalciare dopo l'esclusione dal banchetto delle direzioni dei tg. Perciò fa filtrare ipotesi di vendette ai danni del Pd sul Quirinale. E in serata, intervistato a Piazzapulita, rilancia «una raccolta firme per riformare la tv di Stato».


L'ex premier si sente tradito dal Nazareno e isolato dai suoi. Tanto che, soprattutto tra gli uomini più vicini all'avvocato, torna di moda la narrazione del dualismo con Luigi Di Maio. Ma stavolta i gruppi sono quasi compatti contro la scelta di non presentarsi più in Rai. Impossibile promuovere il libro nuovo di zecca intitolato La vita insegna per la contiana Lucia Azzolina, descritta come furibonda dai colleghi, «è nera» dice un deputato. Ed è appena arrivato in libreria anche Vincenzo Spadafora, uno dei più critici con Conte, con il suo Senza riserve. La sensazione, nel mondo pentastellato, è che il fallo di reazione del leader abbia avuto solo l'effetto di restituire l'immagine di un M5s che protesta perché non ha ottenuto poltrone.


Nei capannelli dei parlamentari si polemizza per un intervento del vicepresidente del partito Mario Turco andato in onda nel Tg2 delle 13 di ieri. Ma deputati e senatori sono stati rabboniti con la giustificazione che si tratta di una dichiarazione registrata due settimane fa. Però al Tg2 serale appare anche Di Maio durante il suo intervento di ieri a Pescara. Impuntature che rendono bene il clima di un M5s frammentato, di cui Conte fa fatica a tenere il controllo.


Una situazione potenzialmente esplosiva in vista del voto di gennaio sul Quirinale. E come se non bastasse da qualche giorno corrono voci di un irrigidimento del leader sul limite al doppio mandato. Un tema divisivo, nascosto sotto il tappeto da quando l'ex premier è stato eletto alla guida dei Cinque Stelle. Ebbene, anche su questo il giurista sta meditando di ricorrere alla linea dura. L'ipotesi al vaglio è una conferma totale del tetto dei due mandati per tutti, big compresi. Quindi nessuna deroga ad hoc per i vari Di Maio, Roberto Fico, Paola Taverna, Alfonso Bonafede. Conte sogna di azzerare tutta la classe parlamentare perché «non si fida nemmeno di quelli al primo mandato», rivelano fonti parlamentari stellate. E, rispondendo a una domanda di Corrado Formigli, dedica una frecciata a Di Maio: «Nessun dualismo, ma lui non è più il leader, ora ha ruolo di garanzia, non di politica attiva».


I pezzi grossi saranno fatti fuori con il no al terzo mandato,

gli altri in sede di formazione delle liste. Superfluo dire che chi sarà tagliato fuori è pronto alla guerra interna. E in un contesto del genere il Quirinale potrebbe diventare un capitolo importante di una faida cruenta.

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