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Conte teme l'imboscata di Renzi: "Vedo strani movimenti"

Cresce il timore del presidente del Consiglio: i renziani starebbero pensando di farlo traslocare da Palazzo Chigi

Conte teme l'imboscata di Renzi: "Vedo strani movimenti"

Non c'è mai pace per Giuseppe Conte. Proprio ora che il sedicente avvocato del popolo avrebbe potuto godersi qualche mese di "tranquillità" vista la vittoria in Emilia-Romagna di Stefano Bonaccini, che ha salvato capra e cavoli per la traballante maggioranza di governo giallorossa, ora il premier teme invece un'imboscata.

Alle sue spalle, infatti, starebbe tramando Matteo Renzi. Giuseppi, insomma, ha paura che Italia Viva stia progettando un piano per farlo fuori, per fargli fare le valigie da Palazzo Chigi.

Il retroscena di La Repubblica racconta che il presidente del Consiglio sarebbe rimasto assai sorpreso dall'escalation dopo il voto delle Regionali e per non rimanere (troppo) in balia degli eventi starebbe pensando di convocare un nuovo vertice della maggioranza nei prossimi giorni. Come riportato appunto dal quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, il premier avrebbe confidato ad alcuni ministri del Partito Democratico di essere preoccupato, avendo visto "strani movimenti…".

Conte, infatti, non si sarebbe aspettato proprio un clima del genere; clima fatto di non pochi attacchi da parte del renziani, che lo incalzano specialmente sul versante della prescrizione. E proprio la prescrizione è un nodo con la "n" maiuscola da sciogliere e che sta facendo litigare le forze dell’esecutivo (ma che tanto piace allo stesso Guardasigilli grillino Alfonso Bonafede)

Conte è insospettito da Renzi e da alcune sue mosse. Ma oltre ai renziani, il presidente del Consiglio ha una bella gatta da pelare anche con una certa parte di Movimento 5 Stelle, ormai diviso e sempre più indirizzato verso la "dissoluzione" politica.

"Dopo l'Emilia ci siamo impegnati a ripartire – lo sfogo del premier, registrato sempre da Rep - che senso ha questa escalation? Abbiamo tempo per trovare una soluzione, a patto che si scelga il pragmatismo e non la rigidità…".

La contromossa studiata è allora quella di convocare un summit, per parlarsi a quattro occhi e provare – ci riuscirà? – ad appianare le tensioni. Proprio ora che in agenda di governo vi sono appuntamenti clou: fra una manciata di giorni, per esempio, l'udienza al Tribunale Milano sul ricorso presentato dai legali dei commissari contro il recesso della multinazionale Arcelor-Mittal dalla gestione dell'Ilva di Taranto. Poi, lo "scoglio" delle concessioni ad Autostrade (altro braccio di ferro tra Pd e M5s…), il Milleproroghe (che il 10 febbraio sbarcherà in Parlamento) e – last but not least – l'emergenza del coronavirus.

Insomma, Giuseppe Conte è nel mezzo e questa volta, forse, non ne uscirà. Lui si sente un federatore alla Romano Prodi, ma il "rischio" è che finisca per diventare il nuovo Enrico Letta

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