Coronavirus

Conte teme la rivolta sociale: 400 milioni per fare la spesa

Il governo corre ai ripari: tessera annonaria come ai tempi di guerra. «Nessuno sarà lasciato indietro»

Conte teme la rivolta sociale: 400 milioni per fare la spesa

Buoni pasto per le famiglie in difficoltà: il governo prova a disinnescare la bomba sociale che sta per esplodere da Nord a Sud. Il premier Giuseppe Conte, accompagnato dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e dal presidente Anci (in collegamento via Skype) Antonio Decaro, sindaco di Bari, in conferenza stampa, annuncia due provvedimenti: un fondo di 400 milioni destinato agli 8mila Comuni, con il vincolo di usare quelle risorse per le persone che non hanno i soldi per fare la spesa, e un anticipo ai Comuni di 4,3 miliardi di valore sul fondo di solidarietà. Una doppia mossa che punta a bloccare la pericolosa spirale sociale che si sta aprendo in alcuni territori, con l'assalto dei cittadini ai supermercati. La misura sarà operativa a partire dall'inizio della prossima settimana.

Con il fondo di 400 milioni di euro, liberato grazie a un'ordinanza della Protezione civile, nasceranno buoni spesa ed erogazioni di generi alimentari. Una sorta di tessera annonaria come ai tempi di guerra. «Non vogliamo lasciare nessuno solo abbandonato a se stesso, soprattutto in un momento in cui ci sono delle sofferenze ancora più acuite», spiega il presidente del Consiglio. Per contenere l'emergenza sociale, Conte spiega che «la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo e l'Inps stanno lavorando senza soste. Vogliamo mettere tutti i beneficiari della cassa integrazione di accedervi subito, entro il 15 aprile e se possibile anche prima». E per centrare l'obiettivo, il premier assicura: «Stiamo facendo l'impossibile per azzerare la burocrazia».

Ma il pacchetto di misure per aiutare le famiglie indigenti non si esaurisce con i buoni spesa: «È allo studio un ventaglio di proposte. Siamo di fronte a un'emergenza sanitaria che si è tramutata un attimo dopo in emergenza economica. Non ci può essere una soluzione unica, ma un ventaglio di risposte vigorose». Non solo con interventi pubblici: il presidente del Consiglio chiarisce che si sta lavorando per incentivare le donazioni spontanee per far fronte alle richieste di aiuto. Per Conte «la priorità in questa fase è assicurare liquidità a famiglie, imprese e lavoratori. E stiamo rivedendo le misure di protezione sociale ampliando le fasce da coprire». Sul braccio di ferro con l'Europa, il capo del governo non si rassegna: «Deve dimostrare di essere all'altezza della chiamata della storia. Mi batterò fino all'ultima goccia di sudore, fino all'ultimo grammo di energia per ottenere una risposta europea forte, rigorosa e concreta». Sulla crisi sociale, il ministro dell'Economia è in linea con il premier: «Sono giorni molto difficili e nessuno deve essere lasciato da solo, rendiamo immediatamente disponibili risorse per comuni per poter sostenere, aiutare le persone in difficoltà a reperire generi alimentari, prodotti di prima necessità». E puntualizza: «Non stiamo facendo la riforma fiscale, dobbiamo mettere a disposizione risorse per cittadini e imprese». Per allentare la morsa della crisi sociale, le forze di maggioranza studiano misure per ampliare il reddito di cittadinanza. Cambia il nome: reddito di emergenza. Ma nella sostanza è un ampliamento a pioggia, senza vincoli e limitazioni, della misura bandiera del M5s. A sdoganare nel campo Pd il reddito di cittadinanza è il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano (che gioca di sponda con il viceministro grillino all'Economia Laura Castelli): «Il reddito di cittadinanza va esteso. Volevamo migliorarlo già prima del coronavirus, adesso diventa indispensabile». Ma è scontro con i renziani.

«Siamo a favore di un sostegno temporaneo finché dura l'emergenza ma non siamo favorevoli alla proposta di un reddito di cittadinanza perenne», replica Italia viva.

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