Conti pubblici sotto esame Tira già aria di patrimoniale

Standard & Poor's non ci declassa ma indica dove colpire: "L'Italia ha un grande risparmio privato"

Conti pubblici sotto esame Tira già aria di patrimoniale

La solita minaccia pende sul capo degli italiani: la richiesta di una patrimoniale. Il verdetto di Standard & Poor's che ha confermato il giudizio «BBB» con outlook negativo sul nostro debito sovrano ha posto un'enfasi sospetta sulla ricchezza degli italiani.

«Uno dei motivi per i quali la crescita italiana è bassa - si legge nella nota - è la propensione del settore privato al risparmio piuttosto che alla spesa». Le banche e le altre istituzioni finanziarie, destinatarie di questa raccolta, «sono diventate il principale creditore del governo italiano detenendo il 48% dei titoli pubblici a fine 2018» cui si assomma il 17% acquisito da Bankitalia nel corso del Quantitative easing della Bce. Secondo le stime di S&P, gli italiani l'anno scorso avrebbero assorbito 40 miliardi di debito governativo venduto dagli investitori esteri. Insomma, i risparmi degli italiani hanno fatto da «cuscinetto» contro la fuga dai Btp.

È anche per questo motivo, oltreché per la discreta intonazione del settore manifatturiero, che l'agenzia di rating non ha abbassato la valutazione dell'Italia. «L'alta propensione al risparmio privato significa che l'Italia è destinata a diventare un creditore netto nei confronti dell'estero entro il 2021», conclude l'agenzia. In buona sostanza, i flussi finanziari diretti verso il nostro Paese dovrebbero sopravanzare quelli in uscita rafforzando tanto la bilancia dei pagamenti quanto quella delle partite correnti. È un buon segnale? Fino a un certo punto. Questa previsione implica, soprattutto, molta moderazione nelle importazioni a causa di consumi stagnanti e un mantenimento della competitività internazionale nonostante lo scenario negativo sia interno che internazionale.

Le note dolenti, invece, arrivano dall'«approccio rilassato sul consolidamento fiscale nel 2019» e dall'«incertezza sulla manovra economica nel 2020». Standard & Poor's ha clamorosamente bocciato tanto il reddito di cittadinanza quanto quota 100. Un sussidio da 780 euro al mese «potrebbe creare pressioni al rialzo sui salari e scoraggiare coloro che sono in cerca di un lavoro». Analogamente, quota 100 «che potrebbe costare uno 0,4% del Pil nel medio termine» pone una seria ipoteca sulla sostenibilità delle finanze pubbliche. Tanto più che l'effetto sulla crescita delle due misure è destinato a essere «modesto» perché non accompagnato da riforme strutturali.

È chiaro che l'appartenenza dell'Italia all'area euro e il rispetto dei vincoli strutturali è guardato con favore. Le clausole di salvaguardia da 23 miliardi sull'Iva garantiscono al momento il rispetto dei parametri. La linea prudente del ministro Tria ha, quindi, trovato un altro sponsor nell'agenzia di rating che proprio sulle «riforme strutturali», tante volte invocate dagli organismi internazionali come Ocse e Fmi, ha posto l'accento.

Perché, dunque, non ci sia stato il downgrade tanto temuto appare infine chiarissimo.

La ricchezza degli italiani, sotto forma di risparmi, rappresenta un «tesoretto» aggredibile in caso di deterioramento del quadro macroeconomico con deficit e debito fuori controllo. La tassa straordinaria sulle proprietà individuali non viene mai citata, ma Ocse e Fmi nel recente passato l'hanno indicata come fattore in grado di appianare gli squilibri. Che in Italia sono tanti.

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