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La contizzazione delle commissioni, ma al Senato è pronto il trappolone

Giuseppe Conte ha piazzato tutti i fedelissimi al capo delle commissioni alla Camera. L'ultimo tassello è stato Grimaldi in Finanze. Ma a Palazzo Madama non fila tutto liscio

La contizzazione delle commissioni, ma al Senato è pronto il trappolone

La contizzazione dei gruppi parlamentari continua. Pezzo dopo pezzo, il leader del Movimento 5 Stelle sta completando il puzzle piazzando nei ruoli chiave figure contiane. Mettendo ai margini i profili scomodi o anche lontanamente riconducibili al suo rivale di sempre, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Una strategia che parte dai capigruppo nelle commissioni che svolgono una mansione centrale: decidono le mosse in Parlamento, dettano la linea. E, ora, assecondano le richieste provenienti dall’alto senza fare le bizze. Un tassello importante è stato incastrato giovedì con l’elezione a capogruppo in commissione Finanze alla Camera di Nicola Grimaldi, deputato campano, sicuramente più plasmabile da Giuseppe Conte rispetto a chi l’ha preceduto.

Conte si prende il "tesoro"

L’ex avvocato del popolo si è liberato infatti dall’ingombrante presenza di Vita Martinciglio, che ha ricoperto il ruolo fino a pochi giorni fa operando in regime di proroga. La nuova votazione era calendarizzata a gennaio, ma c’era l’elezione del Presidente della Repubblica e poi è scoppiata la guerra. Lo slittamento era doveroso. Era chiaro, tuttavia, che Conte volesse l’avvicendamento appena possibile: troppe volte Martinciglio ha rappresentato una spina nel fianco. Così è pur vero che lei ha preferito non ricandidarsi, ma è altrettanto noto che vertici pentastellati non si siano stracciate le vesti per farle cambiare idea. Grimaldi è stato dunque eletto, essendo candidato unico. E pure ci sono stati due astenuti. Poco male, per l’ex presidente del Consiglio: l’importante era portare il risultato a casa.

Conte, a Montecitorio, ha messo del tutto le mani sul comparto economico, visto che a capo della commissione Bilancio, dall’agosto del 2021, c’è Daniela Torto, fedelissima del leader. Ma soprattutto la guida dell’intera area economica è affidata a Luigi Gallo, deputato prima fedelissimo del presidente della Camera, Roberto Fico, e adesso contiano di ferro. Gallo ha sconfitto, a febbraio, l’uomo di Di Maio, Cosimo Adelizzi, con 16 voti contro 7. Con Grimaldi e Torto, supervisionati da Gallo, Conte è blindato e può mettere all'angolo gli avversari interni. Inoltre, altre organismi centrali sono pienamente sotto il controllo del leader. Alla commissione Affari costituzionali, notoriamente vitale per l’esame dei provvedimenti, c’è come capogruppo - dal dicembre 2020 - la super contiana Vittoria Baldino, e in Attività produttive c’è l’altra fedelissima, eletta lo scorso marzo, Angela Masi. Una squadra completa.

Un Vietnam a Palazzo Madama

D'altra parte se alla Camera, Conte può brindare, mostrando i muscoli, al Senato la situazione è ben diversa. A marzo scorso, infatti, il dimaiano Vincenzo Presutto è diventato capogruppo del M5S in commissione Bilancio. Uno smacco per l’avvocato di Volturara Appula. La consolazione è che alla Finanze, comunque, il presidente del Movimento può contare su Emiliano Fenu, che risponde ai suoi desiderata, così come agli Esteri c’è Gianluca Ferrara. Il problema, tuttavia, resta: spesso a Palazzo Madama i vertici pentastellati sono incappati in figuracce.

Basti pensare all’elezione della presidente dei senatori, Mariolina Castellone, preferita a Ettore Licheri, indicato da Conte. Con un bis offerto con il caso del dopo-Petrocelli, alla presidenza della commissione Esteri, con l’affermazione di Stefania Craxi. Perciò, come raccontano rumors interni, il leader del M5S è avvisato: qualsiasi forzatura al Senato, come la risoluzione contro le armi annunciata il 21 giugno, rischia di diventare l’ennesimo scivolone.

E non certo per il governo Draghi.

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