Il conto delle stragi naziste ora si può chiedere a Berlino

Via libera della Consulta: le vittime italiane del Terzo Reich avranno il diritto di ottenere i risarcimenti dalla Germania

Il conto delle stragi naziste ora si può chiedere a Berlino

RomaSulle cause di risarcimento per i crimini commessi dai nazisti nel nostro Paese è competente la giustizia italiana. Lo ha stabilito ieri la corte Costituzionale, relatore Giuseppe Tesauro, togliendo dunque alla Germania l'immunità che le spettava secondo la consuetudine internazionale, e che aveva portato anche la corte internazionale di Giustizia dell'Aja, il 3 febbraio del 2012, a negare la giurisdizione del giudice italiano nelle cause per i crimini del Terzo Reich, proprio perché quei crimini erano atti compiuti «jure imperii», ossia nell'esercizio dei poteri sovrani della Germania.

La questione, che contemplava un conflitto tra diritti costituzionalmente tutelati, quelli dei cittadini ricorrenti e quelli del rispetto delle norme del diritto internazionale, era arrivata alla Consulta a gennaio scorso dal Tribunale di Firenze. Un giudice toscano, chiamato a decidere sulle cause civili di alcuni deportati e di loro familiari, si era trovato di fronte alla legge del 2013 che recepiva la sentenza dell'Aja, e aveva sollevato dubbi sulla sua legittimità costituzionale per il possibile contrasto con gli articoli 2 e 24 della Costituzione, diritti inviolabili dei cittadini e diritto ad agire in giudizio, trasmettendo dunque gli atti alla Consulta.

In udienza, lo scorso 23 settembre, oltre all'avvocato dei ricorrenti Joaquim Lau e all'avvocato dello Stato Diana Ranucci per la presidenza del consiglio, si è presentato anche Duilio Bergamini, deportato nel campo di concentramento di Zeitz nel 1943 e oggi 94enne, protagonista della causa per risarcimento insieme a Furio Simonicini, deportato a Mathausen, e ai familiari di Luigi Capissi, catturato in Italia l'8 settembre, deportato in Germania ai lavori forzati e ucciso in un lager. L'avvocato della presidenza del Consiglio aveva rimarcato come proprio la Costituzione, all'articolo 10, imponeva all'Italia «il rispetto delle decisioni dell'Aja», e all'articolo 11 «consente alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni».

Al termine della Camera di consiglio, ieri, la Corte Costituzionale ha sancito che «il principio dell'immunità degli Stati dalla giurisdizione civile degli altri Stati, generalmente riconosciuto nel diritto internazionale, non opera nel nostro ordinamento qualora riguardi comportamenti illegittimi di uno Stato, qualificabili e qualificati come crimini di guerra e contro l'umanità, lesivi di diritti inviolabili della persona garantiti dalla Costituzione».

Dunque tutte le norme del nostro ordinamento che impediscono al giudice «di accertare l'eventuale responsabilità civile di un altro Stato per tali gravissime violazioni», commesse in Italia e a danno di italiani, vengono azzerate perché in contrasto con gli articoli 2 e 24

della Costituzione. Soddisfatto il procuratore militare di Roma, Marco De Paolis: la sentenza apre «a una significativa riparazione di danni oggettivi e rilevanti» per i deportati italiani, i cosiddetti «schiavi di Hitler».

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