Il conto salato dell'immobilismo per aiutare il Sì

Il conto salato dell'immobilismo  per aiutare il Sì

La nazionalizzazione del Monte dei Paschi è quasi certa. I tentativi degli amministratori di Mps di raccogliere adesioni all'aumento di capitale fan parte del loro compito di operare nell'interesse degli azionisti e creditori della banca ed anche delle condizioni richieste delle norme europee per cui l'intervento dello Stato è consentito solo dopo ogni utile tentativo di risolvere i problemi coi criteri di mercato. Ma non è affatto vero che la situazione sia precipitata, perché «il governo è dimissionario per colpa del no al referendum» e gli eventuali investitori esteri vogliono la certezza di un governo o, come altri aggiunge, che ci sia il governo renziano. Questa è una storiella messa in giro per gettar nebbia e fumo sulla verità, che è il contrario. Lo dimostra il fatto che l'autorità di vigilanza bancaria della Bce, lo Ssm (Single Supervisory Mechanism ) non ha concesso a Mps la proroga di venti giorni che aveva chiesto adducendo che i fondi esteri intendono fare l'investimento nell'aumento di capitale Mps solo quando è in carica un governo con un programma certo. La proroga è stata negata non perché il presidente di Ssn, Daniélle Nouy è neurotica o in lite con il nostro governo (altre storielle fumose), ma perché ritiene e che 20 giorni in più o in meno non cambino il quadro della convenienza dell'aumento di capitale e reputano che una proroga peggiori il malato, che va operato il più presto possibile, essendosi perso troppo tempo. La scelta se partecipare o meno l'aumento di capitale dipende dai parametri finanziari del Monte dei Paschi. E anche dalla possibilità di fare pulizia nei suoi ingranaggi. Forse che Renzi e i suoi erano più adatti per questa pulizia, che un governo meno parziale con il super intreccio di Mps col Pd toscano e col il Pd nazionale e in passato con Pci o Ds? Se il governo Renzi e quelli precedenti a guida Pd, che si sono succeduti dal 2012, quando la crisi di Mps ormai si appalesava come effetto di mala gestione avessero desiderato usare la ramazza per ripulire ciò che era sotto i vellutati tappeti di Mps, potevano e anzi dovevano farlo direttamente: lo Stato era diventato azionista qualificato di Mps tramite la conversione in azioni del prestito subordinato che gli era stato concesso. Dato che ci sono procedimenti penali in corso a carico dei vertici del Monte, compreso l'ex presidente, perché l'attuale governo non si è mosso? Poteva darsi da fare prima, cercando lui azionisti onde evitare i rigori del bail in statale ovvero salvataggio condizionato di marca europea. Ah, bisognava spostare l'azione a dopo il referendum, per evitare di scoperchiare le pentole prima; e per arrabattarsi meglio dopo averlo vinto. Ma il tempo ora è scaduto, per Renzi e per Mps.

L'unica salvezza per i risparmiatori che hanno azioni subordinate Mps è che le norme europee sul bail consentono un pieno indennizzo, perché sono stati ingannati. Il contribuente paga il conto salvo i recuperi con azioni di responsabilità verso chi ha fatto il danno e con la successiva ri-privatizzazione, che è doverosa.

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