Contro l'auto elettrica si spera nel ribaltone al voto europeo del 2024

Le elezioni possono cambiare gli equilibri politici. Deciderà la prossima Commissione

Contro l'auto elettrica si spera nel ribaltone al voto europeo del 2024

Il voto all'Europarlamento, con lo stop alle automobili diesel e benzina entro il 2035, è solo l'ultimo tassello di un più ampio progetto della Ue per diminuire le emissioni di CO2 denominato «Fit for 55». Basandosi sul Green Deal europeo, il piano prevede una serie di obiettivi da raggiungere nel 2030 per poi arrivare alla neutralità climatica entro il 2050. Rientrano in quest'ambito le norme sulla casa, le proposte per favorire il cibo sintetico, la stretta sulle fonti energetiche tradizioni e, per l'appunto, il regolamento europeo sulle «Emissioni di CO2 delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri» approvato martedì 14 febbraio.

Lecito chiedersi, alla luce dell'approccio ideologico con cui sono affrontati i temi ambientali, senza tenere in dovuta considerazione le ricadute socio-economiche e di sicurezza per la filiera industriale, se i regolamenti approvati negli ultimi anni costituiscano un dogma incontestabile o se, invece, ci sono margini di manovra per modificare leggi che rischiano di avere un impatto negativo sul nostro tessuto economico e sociale.

Anzitutto è necessario concentrarsi sul metodo per poi passare al merito. Le elezioni europee del 2024 costituiscono un'importante opportunità per cambiare la maggioranza del Parlamento europeo. Se i tre gruppi formati dai partiti di centrodestra (Ppe, Ecr, Id) avessero i numeri per formare una maggioranza alternativa a quella attuale con i socialisti, potrebbero dare nuovo impeto all'azione legislativa condizionando le scelte dell'esecutivo, rappresentato dalla Commissione europea. Anche quest'ultima dovrà essere rinnovata nel 2024 e la partita sarà nella scelta dei nuovi commissari, che spetta al Consiglio europeo composto dai 27 capi di governo.

Nel caso di una diversa composizione politica europea sia per la scelta dei commissari sia del Parlamento Ue, la modifica dei regolamenti sarebbe possibile.

Se invece dovesse esserci una nuova maggioranza solo in Parlamento e non nel Consiglio, si tratterebbe di avviare una trattativa con la Commissione per mettere mano alle scelte più radicali. In ogni caso, il Parlamento che si insedierà nel 2024, avrà un ruolo centrale nell'agenda politica per il suo ruolo di co-decisore nella procedura legislativa al pari del Consiglio e per il fatto che al Parlamento spetta l'ultima parola sulla scelta del presidente della Commissione e dei commissari.

Nel merito, come ci spiega una fonte interna all'Europarlamento, il regolamento sulle emissioni delle automobili lascia aperta una finestra per una revisione: «È una clausola che è stata inserita con tutta probabilità in chiave ancor più restrittiva, ma che può essere sfruttata in senso opposto». Nel regolamento si legge: «Nel 2026 la Commissione, basandosi sulle relazioni biennali, riesamina l'efficacia e l'impatto del presente regolamento e presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione contenente i risultati del riesame». E continua «Sulla base di tale valutazione, la Commissione valuta la necessità di rivedere gli obiettivi ().

La revisione è corredata, se del caso, di una proposta di modifica del presente regolamento».

Ciò significa che non è detta l'ultima parola, a patto che gli elettori italiani ed europei scelgano nel 2024 con attenzione i propri rappresentanti. Ne va del futuro della nostra economia.

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