Tra nuovi timori di attacchi chimici e la centrale nucleare di Zaporizhzhia che torna a essere sfiorata dai missili, c'è una città che racchiude nel nome il suo destino. È Kramatorsk, dall'ucraino «confine attraverso il fiume». Conquistarla significherebbe mettere le mani nel cuore del Donbass. Ma proprio a Kramatorsk l'esercito ucraino sta cercando di allestire un confine invalicabile per il nemico. Ieri gli uomini del comandante Zaluznyj hanno inflitto perdite significative alle truppe russe, liberando gli insediamenti di Verkhnokamianske, Belogorivka e Gryhorivka e costringendo gli invasori alla ritirata. A pochi chilometri di distanza, i soldati di Kiev hanno respinto l'assalto nei pressi di Dolyna, in direzione di Sloviansk, città cruciale dopo Lysychansk e Severodonotesk.
Nel 133esimo giorno di combattimenti è stato quindi l'orso russo a leccarsi le ferite. Le forze armate ucraine hanno infatti bloccato le unità nemiche al confine tra la regione di Lugansk e quella di Donetsk, impedendo che l'autostrada Bakhmut-Lysychansk, che passa davanti a Bilogorivka, venisse interrotta. Per tutta la giornata i bombardamenti con mortai e artiglieria hanno riguardato la linea di contatto nelle direzioni di Avdiyivka, Kurakhiv, Novopavlivka e Zaporizhia, mentre gli ucraini hanno fatto saltare in aria un deposito di munizioni nemico a Kherson, dove di rimando un contrattacco russo ha provocato un morto e 4 feriti.
Mosca non sembra però accusare totalmente il colpo. Nell'ultima settimana le forze russe sono avanzate di altri 5 chilometri lungo la strada principale E40 da Izyum. La battaglia per Sloviansk sarà probabilmente la prossima sfida chiave nella lotta per il Donbass, mentre gli invasori si trovano in questo momento a 16 chilometri dalla città di Donetsk. Senza dimenticare che gli 007 di Kiev sostengono che dal Cremlino potrebbe arrivare l'ordine di utilizzare armi chimiche per chiudere il conflitto. E mentre i due schieramenti sono alle prese con operazioni sempre più cruente, e i russi martellano la regione con i micidiali razzi Toretsk, si teme per la sorte di 350mila civili non ancora evacuati. Sergiy Gaidai, governatore del Lugansk, ha ricordato che almeno 15mila persone si trovano ancora a Lysychansk e altre 8mila a Severdonetsk, aggiungendo che «i russi stanno avanzando, sono superiori nell'artiglieria, e distruggono posizioni di difesa». Anche il governatore del Donetsk, Pavlo Kyrylenko, ha lanciato un appello, e rivolgendosi ai civili ha chiesto «di abbandonare la regione. Quando ci sarà meno gente potremo concentrarci maggiormente sul nostro nemico e svolgere i compiti principali». Nel Donetsk da ieri sera è in fiamme un impianto petrolifero.
Resta grave la situazione anche nel sud. Due civili sono rimasti uccisi nel bombardamento sulla città di Mykolaiv. Anche gli insediamenti vicini sono stati colpiti, ma non è ancora possibile verificare se vi siano vittime. L'esercito di Mosca ha inoltre sganciato bombe al fosforo sui campi di grano lungo la linea di confine con la regione di Zaporizhzhia, dove sono state colpite anche alcune aree residenziali. Nella più grande centrale nucleare d'Ucraina si trovano in questo momento 700 soldati russi che hanno sistemato batterie di artiglieria pesante e posato mine antiuomo lungo il perimetro dei reattori.
Gli invasori stanno utilizzando il sito nucleare come avamposto del fronte meridionale, rischiando di scatenare una nuova Chernobyl. Un missile sparato da un caccia Su-35 in direzione di Odessa è stato neutralizzato sul Mar Nero.
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