Bene ma non benissimo. La controffensiva ucraina va a rilento, suscitando le ironie putiniane e le ire degli alleati. Ieri il New York Times raccontava dell'azione dell'esercito ucraino come quello di un'armata Brancaleone: «Un'unità impegnata nella controffensiva si è persa, un'altra ha attaccato così in ritardo da bruciare il vantaggio guadagnato durante la notte, mentre una terza unità ha dovuto lasciare il fronte». Insomma, «le prime settimane della tanto attesa controffensiva ucraina non sono state clementi con le truppe di Kiev, addestrate e armate dagli Stati Uniti e dai loro alleati».
È proprio questo il punto che irrita gli analisti a stelle e strisce: il fatto che il Pentagono abbia investito molto sull'addestramento dei militari di Zelensky, venendo ripagato da esiti decisamente deludanti: un po' come il presidente della squadra di calcio che si svena per mettere a disposizione dell'allenatore la rosa migliore per poi vedere una sfilza di pareggi. «Le truppe ucraine non sono ancora riuscite a fare grandi conquiste», scrive il giornale newyorkese, e questo solleva «interrogativi sulla qualità del loro addestramento ma anche sul fatto che decine di miliardi di dollari spesi per armare Kiev non sono riusciti a trasformare l'esercito in una forza militare con standard Nato».
In realtà una spiegazione all'andamento lento della ripartenza ucraina c'è, ed è il fatto che i russi hanno minato con enorme dovizia i terreni della possibile riconquista ucraina. «Il numero di mine sul territorio che le nostre truppe hanno riconquistato è assolutamente folle. In media ci sono tre, quattro, cinque mine per metro quadro», ha detto alla tv nazionale il segretario del Consiglio di sicurezza ucraino Oleksiy Danilov, citato dal Guardian. Come riporta il New York Times, che cita l'esperto del Foreign policy iresearch institute di Philadelphia, «la Russia ha disposto le mine in un modo innovativo che fa parte di un sistema multiplo di linee di difesa» e ciò ha provocato nella prima parte della controffensiva, a giugno, un significativo numero di perdite tra le truppe ucraine, ciò che ha spinto il comenado generale a ordinare maggiore prudenza e quindi lentezza. Gli artificieri spesso disinnescano una mina ma saltano sulla seconda piazzata accanto, e se sminano anche la seconda non è detto che non ce ne sia anche una terza. O una quarta.
Alla fine da parte ucraina tutto si risolve nella richiesta agli amici col broncio occidentali nuove armi, nuovi fondi, nuovi aiuti. L'ennesima lista della spesa la redige il consigliere dell'ufficio della presidenza ucraina, Mykhailo Podolyak: «Perché le nostre operazioni abbiano successo, abbiamo bisogno di abbastanza truppe corazzate. Non stiamo parlando di 10-15 carri armati, ma di altri 100-300». Non solo: «Per danneggiare le basi logistiche della Russia, le forze ucraine hanno bisogno di missili a lungo raggio». L'indubbio vantaggio aereo russo potrebbe essere compensato installando nuovi sistemi di difesa aerea e aerei da combattimento F-16. «Se queste consegne accelereranno, accelererà anche il corso della guerra». L'Ucraina quindi ribalta la questione accusando gli amici della Nato di essere loro troppo pigri nel regalare armamenti.
Comunque state tranquilli: le operazioni militari dell'Ucraina non sono solo «una controffensiva, ma un vero e proprio attacco» e «l'attacco viene effettuato secondo il programma precedentemente stabilito dallo Stato Maggiore». Tutto a posto e niente in ordine.
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