Coronavirus

Conventi, borghi e isole: l'esercito dei vaccinatori a caccia degli "invisibili"

Un centinaio di militari viaggiano in tutta Italia per mettere al sicuro indigenti e disagiati: già 40mila dosi somministrate

Conventi, borghi e isole: l'esercito dei vaccinatori a caccia degli "invisibili"

La signora Carmela, 89 anni, sorride, mostra le foto dei nipoti che tra qualche settimana potrà riabbracciare dopo mesi di distacco. É stata appena vaccinata sulla poltrona del suo soggiorno.

Siamo a Campofelice di Fitalia, entroterra siciliano, 450 anime a 750 metri di altitudine. Carmela è una dei 180 anziani tagliati fuori dai mega hub vaccinali, dimenticati dalle statistiche. Per loro il miracolo si materializza con una jeep che fa lo slalom nelle stradine impervie. Dentro c'è un medico, due infermieri, l'autista. Tutti rigorosamente in divisa, ma dotati di fiale e siringhe. Bussano di casa in casa, spiegano per abbattere diffidenze, raccolgono sorrisi dei più fiduciosi e alla fine incassano il premio: il piccolo drappello degli over 80 invisibili sono stati tutti vaccinati.

Se ne contano a migliaia di questi gesti di buona volontà. Sono il risultato dell'operazione «Eos», coordinata dal Comando Operativo di Vertice Interforze del ministero della Difesa. Ne fanno parte un centinaio di militari, donne e uomini, operativi in tutta Italia, che intervengono nelle situazioni più svantaggiate. «É la potenza di essere visibili tra gli invisibili racconta il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè le nostre armi di oggi sono le siringhe, le nostre munizioni sono i vaccini. Non dimentichiamo nessuno, grazie allo sforzo capillare ed efficace dei nostri militari».

E i risultati ci sono. Attualmente sono trenta i presidi mobili vaccinali disseminati lungo tutta la penisola che hanno effettuato circa 40 mila vaccinazioni. Operano soprattutto al Centro Sud: due presidi girano per la Sicilia, due in Calabria, tre nelle Marche, ma i militari sono all'opera anche in Molise, in Puglia, in Friuli. Più i territori sono impervi, più i presidi mobili lavorano sodo, per vaccinare tutti e in fretta.

Con questa filosofia sono stati raggiunti e messi in salvo 8100 anziani isolati nelle loro case, con un'età media di 89 anni. Ma nei piccoli borghi anche i più giovani vengono intercettati e immunizzati. A Laviano, nell'alta valle del Sele, è bastata una mattina per vaccinare l'intera popolazione, stesso iter a Santa Cristina Gela, un piccolo comune montano a un'ora da Palermo, o a Scillato, 600 anime che vivono nel parco delle Madonie. Anche le Suore Basiliane a San Cosmo albanese, vicino Cosenza, hanno chiesto aiuto ai militari della Difesa. Non volevano i vaccini, ma solo delle mascherine. Che sono arrivate, con loro grande sollievo, nel giro di poche ore.

I presidi vaccinali mobili viaggiano anche via mare per raggiungere piccole comunità di frontiera. L'isola sarda di San Pietro, per esempio, in questi giorni viene interamente vaccinata, missione in corso anche nell'isola di Giannutri (cento anime) e nella più conosciuta Isola del Giglio. Le navi militari trasportano medici e infermieri che arrivano, vaccinano e se ne vanno, con tanti ringraziamenti da parte della popolazione. Alle Tremiti, isole pugliesi, in 2 giorni sono stati immunizzati i 285 residenti e la gente salutava il team riconoscente aspettandolo per i richiami. Peccato, in questi frangenti, non usare il vaccino monodose J&J. In questo modo si dimezzerebbero gli interventi, si abbatterebbero costi.

Ma i militari eseguono gli ordini. E in mancanza di nuove indicazioni da parte del commissario straordinario, i presidi mobili devono vaccinare e poi ritornare. Uno spreco di risorse e tempo. Per questo, quando la popolazione è più numerosa, viene garantito un presidio più stabile. A Maiori, costiera amalfitana, Giorgio Mulè ha inaugurato un drive through vaccinale. «Per raggiungere il più vicino hub gli anziani dovevano sobbarcarsi un viaggio lungo e faticoso. Ora basta che siano accompagnati qui e si vaccinano direttamente in automobile.

Così il resto della popolazione».

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