Sanremo 2019

Convergenze parallele all'Ariston Dalla "trap" di Achille Lauro fino al bel canto del trio Il Volo

Giovanissimi e molto diversi, sono i due estremi dello show E la prova che la musica italiana non è più provinciale

Convergenze parallele all'Ariston Dalla "trap" di Achille Lauro fino al bel canto del trio Il Volo

Paolo Giordano,
nostro inviato a Sanremo

In fondo sono le convergenze parallele di questo Festival. Coetanei ma distanti. Giovanissimi ma diversi. Achille Lauro e Il Volo sono gli estremisti di Sanremo 2019, non certo per i testi o le attitudini, ma per la musica. Sono all'opposto.

Il primo, al secolo Lauro De Marinis romano di 28 anni, è cresciuto con il pop punk, viveva in una comune hippy, si è fatto conoscere con la trap, ha litigato con Antonella Elia a Pechino Express e adesso debutta al Festival di Sanremo con un brano che all'inizio ricorda i Green Day o i Blink 182. «Credo che tutte le cose fatte bene siano da apprezzare», dice prima di portare sul palco uno dei brani destinati a disorientare il pubblico: Rolls Royce, e figurarsi venerdì sera quando lo interpreterà con Morgan. Dopotutto, è sbarcato in radio con la sua samba trap, ha aiutato Anna Tatangelo a rivedere Ragazza di periferia con un arrangiamento più attuale e adesso, elegantissimo come fosse in una serie tv alla Gomorra, ha vinto Sanremo a prescindere dalla classifica. Comunque vada, il fenomeno Achille Lauro è stato sdoganato al grande pubblico. A casa è arrivato come un extraterrestre, ha disorientato la propria base più trap ma si è messo in lista per superare il presente e resistere al futuro. D'altronde, come si sa, ormai i fenomeni musicali hanno la scadenza dello yogurt e quindi sono obbligati a rinnovarsi pena l'estinzione. Achille Lauro è il prototipo di questa nuova categoria di artisti.

Invece i tre ragazzi del Volo, che sono appena più giovani (Piero Barone ha 26 anni, Ignazio Boschetto 25 e Gianluca Ginoble 24) sono i conservatori del Festival di Sanremo pur essendo tra i più giovani in gara. A tutti gli effetti, risultano i testimonial del bel canto, quello che - senza fare paragoni - Andrea e Matteo Bocelli ieri sera hanno esaltato in apertura della prima serata con Fall on me. L'Italia all'estero è considerata il tesoretto del bel canto, oltre a esserne stata la culla. E Il Volo ha questa ragione sociale, peraltro esportata in mezzo mondo.

Un confronto vero, il loro. Achille Lauro, il trapper in mutamento. Il Volo la band che esalta gli standard della melodia internazionale. «Io sono contro il pop standard all'italiana fatto seguendo le regole di mercato e le canzoni d'amore composte solo per fare soldi», spiega Achille Lauro. «Lui magari non fa il tipo di musica che ascoltiamo, ma chi se ne importa. L'importante è che ognuno sia originale nel proprio genere», replicano i tre ragazzi del Volo, che qui all'Ariston hanno un certa esperienza visto che ci sono nati grazie alla partecipazione a Ti lascio una canzone, condotto da Antonella Clerici proprio da Sanremo, e poi hanno visto il Festival con Grande amore. «Beh, loro li ho incontrati e sono bravissimi ragazzi, tra l'altro pure molto simpatici», spiega Achille Lauro. «Lui è la conferma che Baglioni ha fatto un grande lavoro, mescolando tanti stili musicali diversi senza risultare mai fuori dal tempo», dicono i tre volatori che sono tra l'altro reduci dall'ennesimo giro di concerti dall'altra parte del mondo.

Insieme ad Achille Lauro sono le ali estreme del Baglioni bis. «Se ci guardate uno di fianco all'altro, potreste pensare che loro sono troppo sobri o che io sia fuori controllo», spiega Achille Lauro ridendo.

In realtà sono semplicemente le due facce della stessa medaglia, quella della canzone italiana che oggi più che mai riesce ad avere contorni così distanti senza essere (come una volta) tremendamente provinciale.

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