Coronavirus

Coprifuoco anche in Campania. Regioni chiuse in ordine sparso

Il dpcm del governo costringe i governatori a fare da soli. In Piemonte serrata dei centri commerciali nel week end

Coprifuoco anche in Campania. Regioni chiuse in ordine sparso

In ordine sparso. Coprifuoco. Chiusura dei centri commerciali. Zone rosse mirate. Dalla Campania al Piemonte, c'è un po' di tutto nel risiko delle Regioni che provano ad arginare l'epidemia. Il governo ha steso un velo sottile di provvedimenti e ha buttato la palla verso la periferia, lasciando volentieri il cerino di misure impopolari a regioni e comuni. Il premier Conte torna sulla questione, rassicurando e allontanando il più possibile lo scomodo calice: «Le Regioni e i Comuni possono emanare misure più restrittive sul Covid. L'importante è che la collaborazione, in particolare con il ministro della Salute Speranza, sia costante». E ancora: «Siamo in una situazione completamente diversa rispetto alla prima ondata. Eravamo allora impreparati, c'era un mercato internazionale impazzito su mascherine e ventilatori. Ci siamo ritrovati costretti ad un lockdown generalizzato per l'intero Paese». Oggi invece, secondo il premier che vede il bicchiere mezzo pieno, possiamo procedere con interventi chirurgici. «Si stanno definendo - è la conclusione del presidente del consiglio - misure restrittive ma localizzate».

Insomma, nessun braccio di ferro ma autonomia, anche se il rischio di pasticci e pastrocchi è dietro l'angolo. Dunque, dopo la Lombardia si fa avanti la Campania e Vincenzo De Luca fotocopia i provvedimenti presi da Attilio Fontana: si parte con il coprifuoco, dalle 23 alle 5, a partire da venerdì. «Volevamo iniziare nell'ultimo week end di ottobre - spiega il presidente della Regione De Luca - ma abbiamo deciso di anticipare».

Una stretta parzialmente bilanciata dalla riapertura delle scuole elementari. Dunque, il governatore fa un passo in avanti e un passettino indietro. Non c'è tempo da perdere. I contagi salgono, i ritardi sono gravissimi ed è lo stesso presidente a denunciare le lacune sulla prima linea dei camici bianchi: «Abbiamo chiesto alla Protezione Civile 600 medici e 800 infermieri. A oggi abbiamo avuto l'assicurazione che invieranno 50 medici e 100 infermieri. Quindi siamo clamorosamente al di sotto delle esigenze minime poste dalla Regione».

La prima ondata si era fermata al Nord, questa volta il Sud è sotto scacco. E De Luca lancia l'allarme. Le strutture sono quelle che sono, occorre inseguire. Ma le mani dei governatori si muovono un po' ovunque.

Il presidente del Piemonte Alberto Cirio annuncia la chiusura dei centri commerciali nei fine settimana. E la Regione, che ha vinto a settembre la battaglia contro il governo per introdurre i termoscanner all'ingresso delle scuole, farà partire nei prossimi giorni la didattica alternata, classe-casa, per gli studenti delle superiori, dalle seconde in su. Si ipotizza anche il blocco serale delle strade che animano la movida nel cuore di Torino. Nel mirino piazza Santa Giulia e la zona intorno a piazza Vittorio. Ma è difficile coniugare esigenze diverse: raffreddare i contatti fra i giovani, ma anche tenere vivi gli esercizi commerciali e non complicare la vita ai residenti.

Qualcosa di simile anche a Genova. «Escluderei un coprifuoco per tutta la città di Genova - afferma il governatore della Liguria Giovanni Toti - in alcune zone invece limiteremo gli assembramenti».

Ecco di nuovo il tentativo di circoscrivere i provvedimenti più invasivi, optando per una strategia più raffinata e articolata. Non è detto però che l'operazione funzioni. Anche perché non si è sfruttata la tregua estiva per potenziare le strutture e gli strumenti necessari per il contrasto al virus. I tamponi, per citare un elemento fondamentale, sono sempre gli stessi di qualche mese fa e il tracciamento dei positivi si è arenato davanti a numeri ingestibili.

Dunque, ciascuno fa da sé. In Sicilia ci sono quattro zone rosse e il governatore Nello Musumeci mette le mani avanti: «Dobbiamo evitare che ce ne siano altre nei prossimi mesi».

La guerra continua.

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