Guerra in Ucraina

Il coraggio in una bandiera

La ragazza con la bandiera giallo e blu gira da sola per la Piazza Rossa, nel cuore di Mosca, che è il cuore della Russia, che è il cuore di tutto quello che noi consideriamo il male

Il coraggio in una bandiera

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La ragazza con la bandiera giallo e blu gira da sola per la Piazza Rossa, nel cuore di Mosca, che è il cuore della Russia, che è il cuore di tutto quello che noi consideriamo il male. Nella sola foto che abbiamo di lei è di spalle, una figurina quasi indistinta tra passanti con il trolley, turisti che fotografano, moscoviti affaccendati. Un drappo nemico da cui spuntano due piedi e una testa. Un baco del sistema, una scheggia impazzita, un virus da debellare, un pelo nell'uovo.

La ragazza con la bandiera gialla e blu naturalmente è stata arrestata. Le cronache russe non danno molte informazioni, chi obietta, chi si oppone non merita nemmeno la pubblicità dovuta a un criminale, deve scomparire tra verbali e interrogatori. Ne abbiamo notizie da una organizzazione non governativa, il gruppo russo per i diritti umani Ovd-Info, che ha postato su Telegram quella sola foto sfocata, amatoriale. Il suo nome è Alena, Alena Kozhenikova. È stata portata alla stazione di polizia del distretto moscovita di Kitay Gorod, ha avuto modo di avvertire l'ong, che le ha messo a disposizione un avvocato. È accusata di discredito dell'esercito russo e violazione delle regole di organizzazione di un evento pubblico, che in Russia sono reati penali, ed è stata poi rilasciata. La attende un processo sul cui esito nessuno può avere un ragionevole dubbio.

Alena è la «rivoltosa sconosciuta», la «Tank woman» della Piazza Rossa. La sua figurina solitaria ricorda quella dello sconosciuto che il 5 giugno del 1989 si parò di fronte ai carri armati del regime comunista il giorno dopo la rivolta di piazza Tienanmen e li fermò, anche perché il carrista del primo veicolo ebbe quel particolare tipo di coraggio che consistette nell'essere uomo e quindi non falciarlo. Uno scarto da una parte, uno scarto dall'altra, ma l'omino restava là, con la sua camicia bianca e la borsa nella mano sinistra, magari con il pranzo. Venne arrestato, si dice possa essere stato processato e giustiziato, nessuno lo sa per certo, ma il suo quieto gesto, la sua ferma fermezza, lo hanno reso uno degli uomini più influenti del Novecento, così scrisse Time qualche anno dopo, al tirar le somme del secolo morente.

Alena non sarà così famosa, anche se lei ha un'identità. Ma il suo gesto, la sua provocazione, la consapevolezza di finire in manette in uno dei Paesi dove meno opportuno è finire in manette, la affratellano, anzi la assorellano, a Rosa Parks, la sartina di Montgomery che un giorno del 1955 per prima si rifiutò di cedere il posto sull'autobus a un bianco; a Mahsa Amini, che sfidò la polizia della morale iraniana portando il velo male per far rifulgere la sua bellezza e fu uccisa; a Jan Palach, lo studente diciannovenne che nel 1969 si diede fuoco in piazza San Venceslao a Praga per protestare contro la repressione russa della primavera di Praga che si diede fuoco a Praga nel 1986; a Sophie Scholl che fu decapitata a Monaco di Baviera per aver disseminato la città di volantini contro Hitler, ed eravamo nel 1943.

Alena è di Ufa. Ha un sorriso incantevole e grandi occhiali. Ha un figlio piccolo, è sposata con Dima, e su Facebook non nasconde la sua opposizione a Putin.

E chissà che cosa sarà di lei, adesso.

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