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Coronavirus, Berlino: "Pronti a fare la nostra parte"

I ministri degli Esteri e delle Finanze tedeschi Heiko Maas e Olaf Scholz lanciano un messaggio ai Paesi più colpiti dal Covid-19, tra cui l'Italia: "La Germania è pronta a fare la sua parte"

Coronavirus, Berlino: "Pronti a fare la nostra parte"

L'Eurogruppo di martedì rappresenta una giornata cruciale non solo per comprendere come reagirà l'Unione europea alla imminente crisi economica provocata dal Covid-19, ma anche per il futuro stesso dell'Ue, forse mai così in bilico come nell'ultimo periodo. A Berlino lo sanno benissimo e così, anche per ingraziarsi le opinioni pubbliche dei Paesi del sud europa, i ministri degli Esteri e delle Finanze Heiko Maas e Olaf Scholz hanno deciso di pubblicare un editoriale (in edicola domani) su cinque giornali di altrettanti stati membri. Per l'Italia è La Stampa, che ne anticipa anche parte dei contenuti. I ministri del governo di Angela Merkel ammettono che "in un primo momento la risposta europea non è stata convincente" ma che la La Germania è pronta a fare la sua parte non solo sostenendo la proposta di allentare i criteri del patto di stabilità, ma estendendo "il programma di acquisto di titoli di Stato e di stanziare somme miliardarie provenienti dai fondi straordinari del bilancio Ue".

Inoltre, aggiungono Maas e Scholz nel loro editoriale, per stabilizzare i Paesi più colpiti dalla crisi "bisogna agire in modo rapido e non complicato". La proposta di Maas e Scholz è dunque quella di provvedere a "sufficiente liquidità in tutti gli Stati Ue" in modo da non far dipendere "la tutela dei posti di lavoro dagli umori degli speculatori". L'importante, spiegano da Berlino, "è che i mezzi finanziari non siano vincolati a condizioni inutili", pena "la ricaduta nella politica dell’austerità" subito dopo la crisi che "porterebbero a una disparità di trattamento di singoli Stati membri". I ministri tedeschi difendono il Mes, il meccanismo europeo di stabilità, che a loro dire "mette a disposizione i mezzi senza bisogno di troika, controllori o commissioni", ma va adeguato "in modo ragionevole".

Insomma, molto fumo e poco arrosto, per ora. Come ammesso anche dal presidente dell'eurogruppo Mario Centeno, intervistato dal quotidiano La Repubblica, a proposito del Fondo salva-stati, "gli strumenti del Mes sono legati a condizioni", ma il Fondo "è pronto a sganciare le sue linee di credito dalla logica della crisi dei debiti sovrani". Non avrebbe senso, osserva l'economista portoghese, "abbinare il sostegno alla crisi da pandemia a un programma di privatizzazioni o a una riforma del mercato del lavoro. Le condizioni devono essere legate al virus e nel lungo periodo i Paesi beneficiari, come gli altri, dovranno tornare in una situazione di sostenibilità dei conti. Disegnato così, chi si rivolgerà al Mes eviterà lo stigma dei mercati". Venerdì Berlino e Parigi hanno trovato l’accordo sul piano dell’Unione europea per fronteggiare l’emergenza coronavirus.

Un accordo che contempla il ricorso al Mes e apre le porte a una linea di credito fino al 2% del Pil del singolo Stato, con un intervento della Banca europea per gli investimenti che garantirà fino all’80% dei prestiti a breve termine delle banche e, infine, il ricorso al fondo dell’Unione europea per la disoccupazione.

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