Quei paesi che chiedono il bollino "virus free" sui prodotti Made in Italy

Il ministro degli Esteri Di Maio non ci sta: "Ci sono dei Paesi che chiedono il bollino virus free su alcuni prodotti del Made in Italy. Questo è inaccettabile"

Quei paesi che chiedono il bollino "virus free" sui prodotti Made in Italy

Luigi Di Maio chiede più rispetto per l'Italia ma soprattutto punta il dito contro una serie di disposizioni prese da alcuni Stati dell'Ue e discriminanti nei nostri confronti.

Ci sono dei Paesi che chiedono il bollino virus free su alcuni prodotti del Made in Italy, e questo è inaccettabile", ha denunciato il ministro degli Esteri da Zagabria, a margine del Cae straordinario sul coronavirus. "Non accetteremo alcuna discriminazione a danno degli italiani", ha insitito il titolare della Farnesina, sottolineando che il governo "sta protestando dove si bloccano italiani che non vengono dalle aree di contagio, dalle zone rosse e non hanno alcun tipo di sintomo".

In Europa, l'Italia viene considerata come una sorta di lazzaretto a cielo aperto e gli italiani come viaggiatori dai quali stare alla larga o, addirittura, evitare come la peste. Insieme alle persone, anche il Made in Italy ha iniziato a essere respinto o non accettato, sempre per paura di una possibile diffusione del contagio di coronavirus.

Qualche giorno fa Assolombardia e Confagri avevano segnalato casi di difficoltà di esportazione di vari prodotti alimentari, letteralmente bloccati da importatori membri dell'Ue che chiedevano un certificato di "Coronavirus free". In altre parole, un'etichetta che attestasse la totale sicurezza sanitaria di quelle merci. La Commissione europea dovette perfino intervenire dichiarando che non esisteva alcuna trasmissione di Covid-19 tramite alimenti e che “misure restrittive sul commercio di prodotti alimentari non sarebbero giustificate".

Giusto per fare un esempio, l'Ansa riportava il caso di un agente in Grecia che esigeva una dichiarazione "virus free" per consentire al Grana Padano di un'azienda consorziata di poter varcare le frontiere del Paese.

Di Maio: "Misure di sicurezza uniformi"

Di Maio ha quindi sollevato altre questioni. La prima riguarda la cooperazione tra gli Stati al tempo del coronavirus: "Se siamo l'Unione europea – ha ricordato il ministro - ci dobbiamo aiutare, quindi significa mettere in comune anche materiale sanitario". Con la seconda questione il ministro italiano invoca l'adozione di misure di sicurezza e controlli uniformi ovunque: “Ci sono alcuni Paesi che hanno adottato invece misure discriminanti nei confronti dell'Italia – ha aggiunto - E per noi questo è inaccettabile".

"Il mio invito – ha concluso Di Maio - è quello di cercare di uniformare le misure evitando all'interno dell'Ue di alimentare preoccupazione infondata e avendo massima trasparenza tra gli Stati, come stiamo facendo noi con tutti voi. Il nostro Paese e gli italiani meritano il massimo sostegno e rispetto da parte di tutta l'Europa".

Per quanto riguarda l'aspetto economico, soprattutto la flessibilità richiesta dall'Italia a Bruxelles, il ministro degli Esteri è sicuro: “Nel patto di stabilità c'è già

scritto che in caso di crisi si può accedere a risorse aggiuntive. Noi chiederemo, ma soprattutto vogliamo ottenere tutte le risorse che servono per uscire da questa crisi che non è solo sanitaria ma anche economica".

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