Corporazione Csm: graziata la toga che era stata punita sul caso Esposito

Il plenum ha negato "l'esilio" di Colace che ha intercettato il dem per 500 volte

Corporazione Csm: graziata la toga che era stata punita sul caso Esposito
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Aveva intercettato illegalmente per cinquecento volte il senatore del Pd Stefano Esposito (nella foto). Così per tre anni, 2015 al 2018. E aveva addirittura chiesto il suo rinvio a giudizio, utilizzando 151 intercettazioni, senza rispettare L'immunità di cui godono i parlamentari. Per questa ragione, la Disciplinare del Csm ha inflitto a Gianfranco Colace una sanzione durissima: la perdita di anzianità di un anno e il trasferimento da Torino a Milano, con il passaggio alle funzioni civili. Ora però lo stesso Csm capovolge il suo giudizio e boccia la pratica di incompatibilità ambientale, tecnicamente un procedimento paradisciplinare, tessendo le lodi del pm. E sposando la difesa a tutto tondo di un magistrato che la Disciplinare aveva condannato .

Il plenum, nel procedimento numero due, raccoglie pareri di tutt'altro genere e li fa propri. "Per quanto mi risulta personalmente - spiega il procuratore della repubblica di Torino Giovanni Bombardieri - per le interlocuzioni che ho quotidianamente con i colleghi, nelle riunioni di gruppo, nelle riunioni dell'assemblea plenaria dell'ufficio, non vi è alcuna criticità in relazione al permanere del collega Colace, Anzi, il collega si presta molto alle interlocuzioni, con me ha un rapporto continuo di interlocuzione".

Possibile? D'accordo i due si parlavano e non hanno trovato il modo di fare il punto su quella disgraziata inchiesta e sulle altre che sono finite nel nulla? L'indagine su Colace non ha provocato solo l'intervento del Csm, ma anche quello autorevolissimo e pesantissimo della Corte costituzionale che ha bacchettato con parole ruvide gli inammissibili sconfinamenti del pm e della gip che aveva avallato i suoi metodi.

Non solo: come hanno scritto numerosi quotidiani, nel tempo Colace ha collezionato una serie impressionante di flop e le sue indagini partite quasi sempre fra squilli di tromba e titoloni sui giornali, si sono chiuse con una serie di archiviazioni, proscioglimenti, assoluzioni. Come è successo per il fascicolo aperto sul Salone del libro di Torino o per l'indagine sullo smog nel capoluogo piemontese. Senza contare il vuoto cui sono approdate le investigazioni su Giulio Muttoni, uno degli imprenditori dello spettacolo più importanti sotto la Mole, poi messo ko, costretto a chiudere le sue aziende davanti a capi d'imputazione gravissimi, come l'associazione a delinquere di stampo mafioso, che alla fine sono evaporati.

Nulla da dire? No. Anzi.

"La specifica vicenda che ha coinvolto il dottor Colace - osserva il Procuratore della repubblica - non ha inciso nel suo lavoro quotidiano, in ufficio, né nei suoi rapporti con i colleghi".

Nessun rilievo, a quanto pare, neppure a fronte di indagati eccellenti che, dopo anni e anni di macerante attesa, si sono visti restituire l'onore perduto. Da Piero Fassino a Sergio Chiamparino e Chiara Appendino. Il procuratore generale Lucia Musti va anche oltre: "Bisogna dire - e io mi sono anche informata - che è forse il magistrato che all'interno della procura di Torino negli anni pregressi è stato un po' la punta di diamante della Procura con riferimento alle indagini in tema di pubblica amministrazione".

Nessun dubbio, nessun rilievo, nemmeno una critica velata al disastroso sviluppo di indagini finite nel cestino. E partite peraltro ben prima dell'arrivo di Bombardieri e Musti ai vertici della magistratura requirente torinese. In conclusione, il plenum estrae lo scudo e dice no all'esilio. Per carità, Colace è già stato trasferito, o meglio ha avuto anche la pena del trasloco a Milano, nell'altro processo, e per il momento resta a Torino in attesa dell'appello.

Ma qualcosa stride. Si può notare che il metro di misura dei due procedimenti non è perfettamente sovrapponibile. Ma si deve anche tenere presente che la Disciplinare, guidata dal vicepresidente Fabio Pinelli, ha assunto negli ultimi tempi un atteggiamento intransigente.

Al plenum, dove invece è arrivato l'altro fascicolo, contano fatalmente altre logiche, più corporative. Colace viene trasferito, ma anche no. E i due Tribunali dello stesso Consiglio emettono due verdetti che fanno a pugni.

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