Al termine del vertice di centrodestra che, dopo cento giorni, è tornato a riunirsi per discutere delle candidature delle prossime amministrative, Antonio Tajani parla di passi avanti raggiunti. E di forte intesa con gli alleati.
Siete riusciti a trovare un accordo ui nomi?
«I nomi verranno al momento giusto. Stiamo valutando ancora le candidature. Ma abbiamo raggiunto un significativo risultato. In tutte le città il centrodestra correrà unito con un solo candidato. Insomma mentre la sinistra corre divisa noi mostriamo una solida compattezza. L'idea è di andare con candidati civici, altrimenti ricominceremo a valutare candidati di tipo politico».
Eppure nei giorni passati spesso si è parlato di frizioni tra Salvini e la Meloni.
«In una coalizione è assolutamente naturale avere idee diverse. Ciò che è importante è trovare un comun denominatore e soprattutto porsi obiettivi comuni. E questi ci sono».
La stessa leader di Fratelli d'Italia, ora all'opposizione, dice che il baricentro del governo Draghi è spostato a sinistra. Concorda?
«Affatto. Il governo di unità nazionale va avanti per assolvere a un compito ben preciso: far uscire il Paese dalla doppia emergenza. E in questo il governo sta adottando molte delle misure che in questi mesi abbiamo indicato come indispensabili. A cominciare dalla campagna vaccinale. D'altronde un governo di unità nazionale, come quello guidato da Mario Draghi, deve essere sempre in grado di fare sintesi tra le diverse esigenze. La cosa importante è che ci sia stato un cambio di passo rispetto al governo giallorosso».
E Forza Italia cosa dà a questo governo?
«Sia all'interno della nostra coalizione che nel governo Draghi Forza Italia dà fermezza, buonsenso e concretezza. Mai come adesso c'è bisogno di un pragmatismo di impronta liberale».
Cosa ne sarà del governo Draghi, terminata la fase emergenziale? Sarà in grado di affrontare le riforme chieste da Bruxelles?
«Se siamo entrati nel governo di unità nazionale è anche, se non soprattutto, per consegnare al Paese una stagione di riforme. Riforme, tra l'altro, quantomai necessarie».
Da dove iniziare? Quali le urgenze?
«Lo ripetiamo da tempo: per far ripartire il Paese c'è bisogno di tre grandi riforme: quella fiscale, il taglio della burocrazia e la riforma della giustizia, soprattutto per accelerare l'iter dei processi».
A proposito di riforme, c'è Letta che insiste: vuole tassare la successione per aiutare i giovani
«È una grandissima sciocchezza. Ma soprattutto è un'ingiustizia e ha fatto bene Draghi a stopparlo».
In che senso un'ingiustizia?
«Facciamo un esempio pratico. Mettiamo che mio padre ha lavorato tutta la vita per comprarsi una casa. Su questa casa paga già delle tasse. E le continua a pagare finché campa. Perché caricare lo stesso bene di un'ulteriore tassa? È un'ingiustizia bella e buona».
E voi cosa proponete in alternativa?
«Bisogna appunto fare una complessiva e armonica riforma del sistema fiscale. Bisogna aiutare il Paese a rimettersi in moto, con aiuti alle imprese e agevolazioni per l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Se ripartono i consumi crescono anche le entrate fiscali a partire proprio dall'Iva. E per permettere all'economia di ripartire, dopo una crisi devastante come questa, serve anche un serio atto di pace fiscale».
Rottamazione delle cartelle.
«Esatto.
Una pace fiscale che consenta di pagare il 30 o 40% liquidando subito è un modo utile, equo ed efficace per far ripartire artigiani, imprenditori, soprattutto piccoli. Domani a questo proposito Forza Italia presenterà un progetto di riforma del sistema tributario. Bisogna avere una visione ampia del problema non come fa la sinistra capace soltanto di bloccare i licenziamenti».
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