Corruzione, Liverpool commissariata La scelta di Johnson spacca il Labour

Travolto dagli scandali il consiglio comunale della roccaforte rossa. E il premier lo sostituisce con i suoi delegati per tre anni

Corruzione, Liverpool commissariata  La scelta di Johnson spacca il Labour

Sarebbe un po' come se in Italia considerate le debite differenze un governo di centrodestra avesse ordinato di commissariare buona parte del consiglio comunale di una storica città «rossa» di medio-grandi dimensioni: Bologna o Firenze, per dire. É quanto sta accadendo in Inghilterra a Liverpool, una delle più solide roccheforti del partito laburista, dove nello scorso dicembre il sindaco Joe Anderson era stato arrestato dopo che era emerso uno scandalo nella gestione dei beni immobili pubblici. Insieme con Anderson, accusato di corruzione e di intimidazione di testimoni, erano finiti in carcere in tutto dodici personaggi collegati con l'amministrazione laburista della città. Il sindaco ha negato ogni addebito e non è stato in seguito incriminato, ma la sua carriera politica è finita: il suo successore verrà eletto in maggio, e nel frattempo il premier conservatore Boris Johnson ha deciso di inviare a Liverpool dei commissari governativi. Questi si tratterranno per tre anni e si occuperanno solo delle materie diventate sensibili nel consiglio comunale, quelle connesse con i lavori pubblici. Lo stesso consiglio che conta attualmente 90 membri verrà probabilmente ridimensionato.

É uno scandalo, e ovviamente un problema politico, di prima grandezza per il Labour. Il vertice del partito storico della sinistra britannica, di fronte alle prove inequivocabili di corruzione e del clima intimidatorio instaurato dai vertici dell'amministrazione locale per perseguire fini poco limpidi, non ha potuto che dare il proprio appoggio alle misure prese dal governo di Londra, e ha anche ordinato una propria inchiesta all'interno del partito nella grande città portuale del nord dell'Inghilterra. Ma all'interno del Labour i malumori sono molto forti, e localmente le resistenze all'eventuale arrivo nella stanza dei bottoni cittadina di personaggi troppo vicini al partito conservatore sono molto forti. Lord Adonis, già ministro dei Trasporti ed esponente laburista moderato, lamenta che l'accettazione dei commissari significhi «un'ammissione di incapacità oltre che la denigrazione della democrazia a livello locale». Ma più a sinistra Howard Beckett, uno dei pezzi grossi del sindacato legato al Labour, manda un polemico messaggio «al partito che si definisce di opposizione: i Tories non sono benvenuti a Liverpool», e mette apertamente in dubbio l'indipendenza dei commissari inviati da Johnson.

Solo quattro volte nella storia del Paese il governo aveva inviato propri commissari per sostituire d'autorità assessori democraticamente nominati, e mai in una città delle dimensioni di Liverpool, che conta mezzo milione di abitanti. In questo caso, però, era molto difficile fare diversamente: secondo il ministro delle comunità locali Robert Jenrick, che ha riferito alla Camera dei Comuni sulla vicenda, sono emerse «gravi e serie preoccupazioni» in merito all'operato del consiglio comunale, con inequivocabili mancanze nel rispetto dei valori fondamentali come «l'assegnazione di contratti di dubbio contenuto», «una preoccupante carenza nella conservazione di documentazione» e «una continua mancanza di valutare correttamente il valore dei beni». Una specie di tangentopoli all'inglese, insomma, aggravata da metodi francamente mafiosi.

Nel rapporto degli ispettori inviati dal governo si osserva ad esempio che «anche se le minacce non erano esplicite era chiaro quello che sarebbe successo se le istruzioni ricevute non fossero state seguite con esattezza».

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