Corruzione nella Sanità: ci costa 6 miliardi l'anno

In un'Asl su 3 casi di malaffare. Cantone: «Terra di scorribande per i delinquenti». Milioni di italiani pagano le visite in nero

Francesca Angeli

Roma Il paziente rifila la mazzetta all'impiegato per ottenere prima una visita specialistica o un esame diagnostico, scavalcando liste di attesa interminabili. La ditta paga la tangente al dirigente amministrativo per ottenere un appalto di forniture sanitarie e così oltretutto i prezzi lievitano. La società di pompe funebri infila la bustarella nel camice del paramedico per essere chiamata per prima in caso di decesso dei pazienti.

In una Asl su tre si sono verificati gravi casi di corruzione negli ultimi cinque anni e in un terzo dei casi non sono stati presi provvedimenti adeguati. Sono i risultati dell'indagine presentata durante il convegno organizzato in occasione della prima Giornata nazionale contro la corruzione in Sanità. Ricerca condotta su 151 strutture sanitarie pubbliche da Transparency International Italia, Censis, Ispe-Sanità e il Centro di ricerche sulla criminalità, Rissc.

La corruzione nel settore della Sanità ha mille volti e costa molto cara ai cittadini. Sono sei i miliardi di euro succhiati dal malaffare che vengono tolti ogni anno da un settore sempre più in affanno. La corruzione pesa anche dal punto di vista fiscale: il danno erariale calcolato dalla Guardia di Finanza in un anno è mezzo è di 806 milioni di euro. Secondo il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone sono 2 milioni gli italiani che hanno pagato per ottenere favori in ambito sanitario e 10 i milioni che sono stati visitati in nero.

La Sanità pubblica è dunque diventata una miniera d'oro per criminali senza scrupoli. A dirlo è il presidente dell'Autorità nazionale anti-corruzione, Raffaele Cantone. «L'enorme giro di affari che ruota intorno alla sanità non può esser sottovalutato - dice Cantone - Per questo è diventato il terreno di scorribanda da parte di delinquenti di ogni risma». La corruzione abbassa anche il livello dei servizi. I settori che sono più a rischio sempre secondo Cantone sono le aziende farmaceutiche (si paga per spingere alla prescrizione di un farmaco), gli appalti su beni e servizi che coinvolgono anche le camere mortuarie e l'attività intramoenia, ovvero le visite «private» effettuate dai medici.

«Il primo snodo sul quale intervenire sono le liste di attesa - prosegue Cantone - dovrebbe esserci più trasparenza ma è difficile perché sono in gioco i valori della privacy dei pazienti».

Per i dirigenti delle strutture sanitarie sono gli acquisti di beni e servizi gli ambiti nei quali la corruzione si infiltra con maggiore frequenza. Il 77 per cento teme che nella propria struttura si verifichino fenomeni di corruzione e l'83 per cento ritiene possa accadere nel settore acquisti beni e servizi; il 66 nella realizzazione di opere ed infrastrutture;il 31 per cento indica la possibilità di illeciti nelle procedure di assunzione del personale.

La maggioranza delle aziende interpellate segnala di aver varato regolamenti e codici di comportamento che però vengono ritenuti non pienamente efficaci. Ci sono poi alcune regioni che sono inadempienti per quanto riguarda gli obblighi anti-corruzione: Il Molise, la Calabria, la Campania e la Sicilia non hanno un Piano anti-corruzione. Nel paese solo un ente sanitario su 4 ha adempiuto agli obblighi di legge contro la corruzione.

Alle perdite dovute alla corruzione si aggiungono quelle derivanti dagli sprechi.

Voci di spesa per cure inefficaci o esami inutili che se eliminate in modo definitivo porterebbero un ulteriore miliardo di risparmi. Una migliore gestione delle spese per pulizia, lavanderia e mensa varrebbero un altro 30 per cento di risparmi.

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