La Corte dei conti boccia Merz: "Spese oltre le nostre capacità". Berlino sulla scia di Parigi

Nuovi debiti per 851 miliardi entro il 2029, deficit finanziario di 170 miliardi: alt dei giudici

La Corte dei conti boccia Merz: "Spese oltre le nostre capacità". Berlino sulla scia di Parigi
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"Il governo non deve più vivere al di sopra delle proprie possibilità". Sembra un invito rivolto ai paesi Piggs, Italia in testa. Invece è il monito della Corte dei conti tedesca al governo federale di Freidrich Merz. Come è noto, il neo cancelliere ha deciso per un cambio netto dell'impostazione di bilancio, anche per ammortizzare le nuove spese per la difesa, ma i revisori dei conti hanno risposto usando il cartellino (per ora) giallo. Il ministro delle Finanze Klingbeil e lo stesso Merz andranno incontro a 851 miliardi di euro di nuovi debiti entro il 2029, con un deficit finanziario di 170 miliardi. Troppi per i falchi dell'austherity che solo dieci anni fa invitavano la Grecia a vendere il Partenone per sanare i propri conti.

La tesi della corte è che l'esecutivo dovrebbe riacquistare la capacità di finanziare le sue funzioni principali con entrate correnti: i problemi strutturali di bilancio non saranno risolti semplicemente facendo affidamento su uno sviluppo economico positivo futuro, si legge nel documento inviato al governo, invece saranno necessari risparmi costanti, un'attenzione ai compiti costituzionali fondamentali, una revisione dei sussidi e la priorità degli investimenti rispetto alla spesa per consumi.

Due giorni fa nel Bundestag ha preso avvio il dibattito sul bilancio che dovrebbe essere votato oggi. In aula il dibattito generale è caratterizzato da chi invoca il declino e chi un nuovo inizio: mentre da un lato Merz annuncia decisioni "fondamentali" e corteggia i socialdemocratici ai fini del voto finale, dall'altro l'ultradestra di AfD dipinge un quadro a tinte fosche del Paese. Il cancelliere d promette 2mila euro esentasse al mese tramite l'introduzione della cosiddetta pensione attiva, motivando i pensionati a continuare a lavorare dopo il pensionamento, ma dall'altro non esclude un taglio complessivo da 5 miliardi ai servizi sociali.

La storica decisione presa da Berlino di indebolire l'emendamento costituzionale tedesco sul pareggio di bilancio, contrasta con il precedente conservatorismo fiscale e soprattutto con il dna teutonico sul bilancio, marchiato dal diktat dell'ex ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble, che non solo ha indirizzato le politiche tedesche ma anche quelle di tutta l'Ue. All'orizzonte, quindi, una nuova spesa da mille miliardi di euro in due lustri per la difesa e le infrastrutture, compreso un fondo di trasformazione verde da 100 miliardi di euro.

La prospettiva futura inoltre è caratterizzata da un decennio che si prevede senza crescita, con la produzione economica che continuerà a diminuire. Ciò è dettato sia dalle carenze del mercato del lavoro, che non sono a lungo termine, sia dalla crisi complessiva del settore auto e immobiliare. I numeri come sempre danno la cifra esatta del disagio: nonostante l'indice dell'industria sia leggermente salito a 44,1 punti è ancora lontano dalla soglia dei 50 punti che segnala una crescita. Per questa ragione gli investitori sono titubanti. Non va meglio per le famiglie che sono in difficoltà, nonostante il calo dei prezzi dell'energia, e non riescono a pagare le bollette.

Il tutto senza dimenticare le criticità francesi, con un pericoloso sovraindebitamento che dura da 20 anni. Una situazione ormai fuori controllo che ha prodotto una "dipendenza cronica dal debito" e che ha fatto cadere il premier François Bayrou, sfiduciato dall'assemblea nazionale. Sembra l'Italia pre-Meloni.

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