Corte dell'Aia, è scontro. La furia di Medvedev: "Un razzo sul tribunale"

A Londra riuniti 40 Paesi per lavorare alla incriminazione. Spunta il no dell'Ungheria

Corte dell'Aia, è scontro. La furia di Medvedev: "Un razzo sul tribunale"

L'ex presidente Dmitry Medvedev, che minaccia di bombardare la Corte penale internazionale sapendo che è un bluff. Quaranta paesi riuniti a Londra, che appoggiano in coro il mandato di cattura per Vladimir Putin nonostante sia un'arma spuntata. Se la guerra non basta aggiungiamo l'«offensiva» giudiziaria, ma il capo del Cremlino non è uno Slobodan Milosevic qualunque e sarà dura piegare la Russia, come abbiamo fatto con la Serbia. Per ora l'unico, parziale, risultato del mandato di cattura per deportazione di minori nei confronti del presidente russo, novello Erode, è aumentare l'alone di paria, almeno in Occidente, attorno allo Zar che veniva accolto con il tappeto rosso prima dell'invasione dell'Ucraina.

Non è un caso che l'annuncio del mandato d'arresto «a vita», secondo il procuratore capo della Cpi, il britannico Karim Khan, sia arrivato al momento giusto, alla vigilia del viaggio a Mosca del presidente cinese Xi Jinping. E che ieri a Londra si siano riuniti i ministri della Giustizia di 40 Paesi, compreso l'italiano Carlo Nordio, suonando la carica. «Uniti da un'unica causa per ritenere i criminali di guerra responsabili delle atrocità commesse in Ucraina», ha dichiarato il vice premier britannico, Dominic Raab. A Londra sono stati raccolti 4,6 milioni di euro per la Corte penale. In realtà se Putin si presentasse in Italia, uno dei 123 Paesi che riconoscono la Cpi, dovrebbe venire arrestato, ma sulla reale estradizione ci sono forti dubbi. La deportazione di minori non è un reato specificamente contemplato e soprattutto non abbiamo definitivamente recepito il codice dei crimini contro l'umanità. Nordio ha ribadito «il pieno supporto alla Corte penale internazionale» citando il via libera da parte del Consiglio dei ministri, giovedì, di un primo disegno di legge che allarga lo spettro sui crimini di guerra. Così forze dell'ordine e magistratura avranno più strumenti per migliorare l'assistenza alla Cpi nelle indagini sui crimini commessi in Ucraina. Da Mosca non si è fatta attendere la «controffensiva», più o meno scomposta, alla richiesta di arresto del presidente. Medvedev, che dall'inizio della guerra fa lo spaccone, ha scritto su Telegram: «È del tutto possibile immaginare l'uso mirato di un Onyx ipersonico (missile difficile da intercettare, nda) da una nave russa nel Mare del Nord contro il Tribunale dell'Aia». E poi ha aggiunto: «Non si può abbatterlo, ahimè () Quindi, giudici, guardate attentamente il cielo». La «guerra» giudiziaria ha portato all'apertura di una contro-indagine penale a Mosca «sul procuratore della Corte penale internazionale Karim Ahmad Khan» e diversi giudici della Cpi.

Maria Lvova-Belova, commissario russo per i diritti dei bambini, pure lei rincorsa dallo stesso mandato di cattura internazionale, sostiene che i minori ucraini portati in Russia dopo l'invasione sono 380. E «vivono in famiglie in 19 regioni del nostro Paese. In primo luogo, nessuno di loro è stato separato dai genitori. In secondo luogo, se comprendiamo che i tutori legali possono essere trovati, faremo immediatamente tutto il possibile per aiutare queste famiglie a ricongiungersi - ha dichiarato - A oggi, ci sono 15 bambini di otto famiglie che abbiamo riunito con i loro parenti dall'Ucraina».

Kiev ha denunciato il trasferimento forzato di 16mila minori anche con le loro famiglie. Il mandato d'arresto riguarderebbe alcune centinaia di casi e il procuratore Khan ha lanciato un appello a Putin: «Rimpatri i bambini ucraini». Il governo cinese, che non riconosce la Cpi come Russia, Stati Uniti e Ucraina, ha invitato la Corte de L'Aia ad evitare «la politicizzazione ed i doppi standard». Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha dichiarato che il tribunale dovrebbe «sostenere una posizione obiettiva e imparziale» e «rispettare l'immunità dei capi di Stato».

L'Europa brandeggia l'«arma»

giudiziaria con l'eccezione dell'Ungheria, unico paese Ue a non aver firmato la dichiarazione congiunta che annuncia ulteriore sostegno finanziario alla Corte penale internazionale «e alle indagini sulla situazione in Ucraina».

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