Così Conte frena sulla fase 2: "Nessuna riapertura fino a maggio"

Le Regioni in pressing chiedono "linee guida nazionali per la riapertura ma anche autonomia". Conte non vuole accelerare i tempi

Così Conte frena sulla fase 2: "Nessuna riapertura fino a maggio"

"Abbiamo posto al governo alcune questioni relative alla fase 2, soprattutto perché riteniamo necessaria una condivisione fra l'esecutivo e le Regioni su 'come' affrontare la fase della riapertura". Così il Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Stefano Bonaccini, al termine della "cabina di regia governo-Regioni-enti locali" per l'emergenza Covid-19. "Le questioni poste - ha spiegato Bonaccini - riguardano essenzialmente 4 aree".

La prima riguarda il coordinamento delle fasi della ripartenza: "Bisogna che siano adottate - ha evidenziato Bonaccini - linee guida nazionali che fissino le regole di carattere generale per la riapertura secondo fasi ben precise e graduali, lasciando autonomia alle Regioni per contemplare le singole specificità regionali in ordine agli aspetti relativi ai dati geografici, economici e sociali. Definire modalità che devono essere omogenei su tutto il territorio nazionale per evitare confusione; valutare obbligo per tutta la popolazione dei dpi". La seconda riguarda la "Revisione dei tempi delle città": "Bisogna graduare la riapertura delle attività lavorative e dei servizi delle città e riorganizzare la mobilità della popolazione. È necessario posticipare, rispetto alla prima fase della riapertura, la mobilità extraregionale", ha sottolineato il Presidente della Conferenza delle Regioni. La terza area riguarda la necessità di riavviare il motore economico del Paese: "Si può prevedere a tale scopo - ha proseguito Bonaccini - la possibilità di riapertura, anche dal 27 aprile, dei cantieri edili e di alcune filiere produttive maggiormente esposte alla concorrenza internazionale. In generale, bisogna poi superare la disciplina di apertura e chiusura delle attività produttive sulla base dei codici ateco e del regime autorizzatorio delle prefetture. Serviranno modalità omogenee, concordate e programmate, per una prossima e graduale riapertura degli esercizi di somministrazione al pubblico (bar e ristoranti). Così come emerge una necessità sempre più forte di programmare per le modalità e i tempi di riapertura delle attività turistiche. Infine, è necessario prevedere misure efficaci di sostegno allo smart working". La quarta e ultima aera riguarda l'infanzia e la scuola: "Occorre affrontare le riaperture tenendo conto del sostegno all'infanzia, verificando soluzioni per la cura dei bambini in considerazione della chiusura di scuole, nidi e centri estivi. Possibilità di consentire, nel rispetto delle regole, una graduale ripresa della socialità dei bambini. C'è poi la necessità di concordare col ministero dell'Istruzione progetti specifici per la riapertura delle scuole da definire in netto anticipo rispetto alle date che verranno fissate".

Il pressing delle Regioni è costante, ma Conte non intende accelerare i tempi. Il suo obiettivo è realizzare prima possibile un nuovo decreto che regoli la fase 2 e la fine del lockdown, anche se parziale, dopo il 3 maggio. "Le notizie sin qui filtrate circa l'apertura di attività produttive o l'allenamento di misure restrittive per lunedì prossimo sono prive di fondamento - hanno spiegato fonti di Palzzo Chigi -. Per la settimana prossima rimangono in vigore le misure già previste, che scadono il 3 maggio, e non è prevista nessuna modifica.

Gli effetti positivi di contenimento del virus e di mitigazione del contagio si iniziano a misurare ma non sono tali da consentire il venir meno degli obblighi attuali e l'abbassamento della soglia di attenzione".

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