Alitalia va verso l'assemblea del 2 maggio con le dimissioni firmate di Cramer Ball. Secondo indiscrezioni raccolte dal Giornale, l'ad in carica dal marzo 2016, dopo aver sostituito Silvano Cassano, si prepara al passo indietro.
Di male in peggio per Alitalia che oltre a non vedere all'orizzonte soluzioni costruttive si prepara a sganciare un «paracadute d'oro» da 2,5 milioni. Oltre allo stipendio da un milione l'anno, il bonus scatta infatti in caso di dimissioni o licenziamento senza giusta causa. Ma il maxi assegno sarà staccato subito o entrerà nello stato passivo del gruppo? Se non ci sono clausole specifiche di contratto, i 2,5 milioni dovrebbero andare ad aggiungersi ai crediti che peseranno sull'Alitalia commissariata.
Ma molto dipende dalla tempistica con cui saranno presentate le dimissioni rispetto all'inizio della procedure di commissariamento. Intanto, tra la «nazionalizzazione mascherata» proposta dall'ex commissario Augusto Fantozzi e gli scontri politici, cresce anche il dubbio che in questi ultimi anni l'azienda abbia avuto una «serpe in seno»: il socio emiratino Etihad. A livello strategico gli vengono imputati diversi errori e ieri, il Sole 24 Ore ha rincarato la dose spiegando che la compagnia di Abu Dhabi «potrebbe uscire dalla sfortunata avventura italiana rientrando dal suo investimento».
Insomma, senza quel bagno di sangue che rischia di colpire gli altri soci, banche italiane in testa, con quasi 1 miliardo di perdite: 500 milioni e 300 milioni sono imputabili rispettivamente solo a Unicredit e Intesa Sanpaolo. «Ai tempi dello sbarco in Italia - spiega il quotidiano finanziario - Etihad salvò Alitalia con un esborso da 560 milioni. Ma il capitale di rischio era solo di 387 milioni». Il resto era in realtà shopping: 60 milioni per 5 slot Alitalia su Londra che, «secondo fonti interne ad Alitalia, valevano molto di più, almeno 70 milioni ciascuno. Per questi slot Etihad avrebbe risparmiato oltre 300 milioni: e in sostanza si sarebbe già ripagato il capitale versato. Inoltre, sulla Roma-Londra, Etihad avebbe guadagnato 3 volte riaffittando i medesimi slot ad Alitalia stessa». In quei 560 milioni iniziali, c'erano anche 112 milioni che Etihad sborsò per rilevare il 75% delle MilleMiglia che, anche in questo caso, sarebbero state svendute.
In questo crescente clima di tensione ci si avvia, dunque, verso l'assemblea di martedì senza soluzioni industriali e sotto il continuo pressing per un coinvolgimento del governo. «La proposta avanzata ieri dall'ex commissario Fantozzi di mettere a punto una emissione obbligazionaria convertibile da parte del Tesoro - commenta Andrea Giuricin, docente di Economia dei trasporti dell'Università Bicocca di Milano - non è altro che una nazionalizzazione mascherata. Anche perché si dice che se il prestito non viene rimborsato diventa capitale, ma il capitale di Alitalia è prossimo allo zero». Insomma, la carta obbligazioni non sembra un'opzione sul tavolo.
E averla tirata fuori ora dimostra anche uno scarso tempismo. Proprio in questi giorni è emerso, infatti, che l'obbligazione subordinata Alitalia 30 luglio 2025 detenuta per 300 milioni da Generali - ha perso il 90% del suo valore.
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