Il vino ha la sua casa mondiale. E purtroppo non è l'Italia. Ma, guarda un po', la Francia. Che ieri ha inaugurato in pompa magna a Bordeaux, alla presenza del presidente François Hollande e del sindaco bordolese Alain Juppé, la Cité du Vin, un avveniristico (anche troppo, per qualcuno) spazio espositivo e centro conferenze dedicato «alle civiltà e alle culture del vino». Culture al plurale, si badi bene. Perche qui non è celebrata solo la grandeur del vino transalpino, anche se essa vi trova uno spazio preponderante, ma quella del vino mondiale. Proprio per questo fa rabbia che ci abbia pensato la Francia, nostro rivale da sempre nella leadership produttiva, con noi avanti nei numeri e nell'export e loro nella fama. Ma tant'è. Inutile piangere sul vino versato.
L'Italia peraltro avrebbe avuto la possibilità di sfruttare l'incubatore del Padiglione del Vino dell'Expo milanese di un anno fa, spazio che ebbe circa 2,1 milioni di visitatori in sei mesi. Invece ci hanno pensato, molto tempo prima per la verità, i francesi. Che al nettare di Bacco hanno deciso di consacrare una gesticolante struttura curva che a molti ricorda un decanter (più difficile l'accostamento a un calice immaginato da qualcuno) alta 55 metri e con una copertura composta da circa 900 pannelli di vetro e 2500 pannelli di alluminio placcato oro. La struttura, disegnata dallo studio di architettura parigino Xtu di Anouk Legendre e Nicolas Desmazières sulle rive della Gironda, ricorda anche per la location fluviale il museo Guggenheim di Bilbao: le due città peraltro distano tre ore di auto e contano dunque di creare un circuto di visitatori amanti del bello, del buono e del design. Per Bordeaux l'obiettivo sin dal 2016 è di avere 450mila visitatori, numeri non indifferenti per la città girondina, lontana dai principali flussi turistici francesi.
La Cité du Vin, ultimata dopo sette anni di lavori e costata 81 milioni di euro, finanziati per l'80 per cento da Ue, municipalità e regione e per il restante 20 per cento da privati, si sviluppa su 14mila mq nei quali, oltre a spazi ovviamente dedicati alla degustazione, ci saranno installazioni multimediali che trasformeranno la visita in un vero e proprio viaggio nella civiltà del bere. Si visiteranno i principali paesaggi mondiali del vino (per l'Italia c'è la Valdobbiadene) e anche un viaggio su una nave che attraversa tempi e spazi. La Cité si propone come un luogo di godimento. Per dire: in occasione dei prossimi Europei di calcio alla proiezione delle partite sul maxischermo dell'auditorium si affiancherà la degustazione dei vini dei Paesi in campo (non vogliamo sapere che cosa si berrà durante Irlanda-Svezia).
E a noi? Restano i nostri musei del vino, volonterosi ma non all'altezza di una Disneyland del vino come quella francese.
Il MuVit di Torgiano, in Umbria, con cui la fondazione Lungarotti celebra soprattutto il vino umbro. E il WiMu del castello di Barolo, più tecnologico ma comunque piccolo. Insomma, c'è questo retrogusto molto persistente di occasione sprecata.
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