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Così i grillini hanno "abolito" la loro "povertà"

Molti redditi dei parlamentari grillini, dall'inizio della legislatura, sono aumentati. E c'è anche chi da 0 è arrivato a quasi 100mila euro

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Che il MoVimento 5 Stelle abbia scientificamente evitato le urne durante questa legislatura è un fatto noto, mentre sulla motivazione di questa scelta può persistere qualche dubbio. Di sicuro, durante l'esperienza maturata in politica, i patrimoni di alcuni parlamentari grillini sono aumentati. Il che forse contribuisce a spiegare come mai la creatura di Beppe Grillo abbia preferito le alleanze variabili, dalla Lega ai Dem, al tornare a casa.

L'istituzionalizzazione, per così dire, ha comportato rinunce ideologiche, ma i pentastellati hanno scoperto le positività derivanti dal risiedere in una "scatoletta di tonno". Insomma, quando il ministro ed ex leader politico Luigi Di Maio si è affacciato per comunicare agli italiani l'imminente "abolizione della povertà" faceva forse un discorso interno alla sua realtà politica. Vediamo perché.

Stando a quanto ripercorso da Libero nell'edizione odierna, alcune situazioni patrimoniali grilline sono migliorate di netto. É il caso della deputata Flora Frate, ad esempio, che prima di divenire deputata dichiarava circa 246 euro annui. Ora la Frate è passata con Azione di Carlo Calenda. Poi c'è Eugenio Saitta che è passato da zero a quasi 80mila euro. Una situazione assimilata dalla fonte a quella dell'onorevole Alessandro Amitrano. E ancora l'avvocato ed onorevole Vittoria Baldino che è "saltata", per così dire, dai quasi 5mila euro di qualche periodo a fa ai 100mila odierni. Siamo nel campo del miracoloso o comunque di una parabola economica positiva per molti.

Sarebbe forse impietoso attribuire il mancato ritorno alle urne al quadro presentato, che peraltro coinvolge davvero molti parlamentari grillini, ma qualche sospetto viene. Libero cita anche casi di esponenti di prima fascia, come l'ex ministro Lucia Azzolina: prima di essere eletta non guadagnava 10mila euro, mentre oggi arriva quasi a 100mila. Poi c'è la rinomata vicenda dello stesso Luigi Di Maio, che ha inanellato una serie di "successi" personali del tutto inaspettati, considerando soprattutto la pregressa esperienza politico-professionale.

La "piazza del vaffa" e certi toni sono ormai un ricordo, mentre la politica, con i suoi scranni, ha finito per inglobare le velleità anti-sistemiche di Di Maio and Co. Il MoVimento 5 Stelle, nel corso di questa legislatura, ha avuto almeno due occasioni principe per riavvolgere il nastro e tornare a battagliare com'è stato proprio della prima fase, restituendo la parola agli elettori. Ma i pentastellati hanno preferito percorrere il sentiero che dal gialloverde ha condotto al giallorosso, finendo poi con sposare la causa del governo di unità nazionale presieduto da Mario Draghi.

L'allergia alle urne, a ben vedere, può riguardare pure la statistica: c'è quella inerente ai sondaggi, che nel tempo sono divenuti impietosi, e poi c'è quella delle varie dichiarazioni dei redditi che possono aver consigliato metaforicamente prudenza.

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