Così i «simpatici» brigatisti sognano Salvini come Moro

Un fotomontaggio choc ritrae il leghista nelle prigioni Br. Che attacca: «Aspetto le parole di Renzi e Boldrini...»

Matteo Salvini come Aldo Moro. Il leader leghista continua a far notizia suo malgrado. Dopo essere apparso armato di mitra in un fotomontaggio sulla parete del carabiniere che a Firenze si è appeso al muro il segretario del Carroccio accanto alla bandiera del Secondo Reich, ieri Salvini è finito in un post Facebook di «Vento Ribelle», profilo che fa riferimento a un blog «antifascista e antirazzista». Nel fotomontaggio il leader leghista, imbavagliato, appare davanti al drappo delle Brigate Rosse utilizzato nella prima foto di Aldo Moro diffusa dopo il sequestro dello statista, il tutto sotto il commento «Ho un sogno!!!».

Un trionfo di cattivo gusto che ha indignato per primo il diretto interessato, Matteo Salvini: «Incredibile - ha commentato - questa è vera violenza! Non mi fanno paura, mi danno ancora più forza. Andiamo a governare!!!». E a condannare la pubblicazione del fotomontaggio arriva anche la voce di Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del Pd, che anche a nome dei dem rivolge «piena solidarietà a Matteo Salvini per il violento quanto indegno post che è apparso su Fb». «Bavagli e ricordi di un sanguinario passato terroristico - insiste Fiano - sono da condannare con forza. Le autorità facciano piena luce su un gesto grave, visto che il web non può e non deve essere terreno di caccia incontrastato per sostenitori di diversi estremismi». Con l'eccezione del parlamentare democratico e della solidarierà espressa dai capigruppo di Sinistra italiana, però, il resto della maggioranza tace. Nell'opposizione, invece, si condanna il gesto. Francesco Storace riporta anche la risposta di Facebook alla segnalazione fatta da una dirigente del Movimento nazionale per la sovranità: «Non viola gli standard della comunità». «Allucinante», sospira l'ex leader della Destra. Di fatto, però, parlare del pericolo di un «rigurgito rosso» è ridicolo come lo era armarsi e andare in guerra per un giovane carabiniere che sceglie di appendersi una bandiera della prima guerra mondiale al muro. La verità è più semplice, e dare spazio e voce a gesti che appaiono più che altro figli della sempre popolare imbecillità rischia di fare il gioco di troll, haters e altri splendidi esemplari umani sempre più diffusi nell'epoca del web. Anche perché, dopo che giornali ed esponenti del governo e delle istituzioni, nei giorni scorsi, hanno gonfiato come mongolfiere episodi simili, evocando pericolosi ritorni di un'«onda nera» e invitando a «vigilare» su chi potrebbe attentare alle regole democratiche, come era prevedibile oggi che a essere rievocato è il terrorismo rosso, tocca ai leghisti fare il gioco contrario, e richiamare alla coerenza gli allarmati di ieri. Così i capigruppo del Carroccio, Fedriga e Centinaio, vanno all'attacco: «Siamo stanchi della democrazia a senso unico, della solidarietà a parti alterne. La violenza in ogni sua forma deve essere condannata. Dove sono oggi le anime belle della sinistra?».

E lo stesso Salvini ne approfitta per punzecchiare gli avversari di sempre: «Non ho ancora sentito una parola da Renzi, Boldrini, Grasso e Boschi, sempre pronti a vedere l'allarme fascista, nazista e russo, ma quando ci sono immagini devastanti, più di tanto ai compagni fastidio non ne dà».

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