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Così la Lamorgese ha ignorato l'allarme

L'ondata di migranti via mare, passata in secondo piano con la guerra in Ucraina, riemerge con sbarchi a ripetizione

Così la Lamorgese ha ignorato l'allarme

L'ondata di migranti via mare, passata in secondo piano con la guerra in Ucraina, riemerge con sbarchi a ripetizione. Il far finta di niente, fino ad ora, del governo, della politica e soprattutto del Viminale ci ha portato a numeri d'altri tempi. Fino al 22 luglio sono sbarcati 34.013 migranti rispetto ai 25.552 dello scorso anno, quando a dicembre avevamo registrato l'arrivo di ben 67.040 clandestini. E rispetto allo stesso periodo del 2020 i numeri sono triplicati.

Le immagini degli ultimi giorni parlano chiaro: in stragrande maggioranza uomini, giovani e poche donne o bambini solitamente abbandonati a se stessi. A differenza della vera fuga dalla guerra in Ucraina dove abbiano visto arrivare le famiglie senza gli uomini rimasti a combattere contro i russi. La graduatoria della nazionalità via mare dimostra, ancora una volta, che i più numerosi sono i tunisini (6.209) seguiti dagli egiziani (5.991) e dai migranti del Bangladesh (5.860). Tre Paesi che non sono in guerra da dove si fugge per motivi economici nella speranza di una vita migliore senza rendersi conto che in Europa l'Eldorado è tramontato da tempo.

E con l'aumento delle partenze dalla Libia si riaffacciano le Ong del mare, arroganti come sempre, che se ne fregano dei limiti normativi in nome di un superiore diritto umanitario stabilito da loro. Ieri Sea Watch e Msf lanciavano i soliti moniti all'Italia per lo sbarco immediato dei carichi umani recuperati in mare. Al contrario nessuno accende i riflettori sul processone di Trapani alle stesse Ong partito in primavera con l'accusa chiara e netta di favoreggiamento, spesso aggravato, dell'immigrazione clandestina per la super ondata di migranti del 2017 quando gli «umanitari» se li facevano portare sotto bordo dai trafficanti.

La situazione sta precipitando a causa del disastroso caos libico. Da Tripoli gli addetti ai lavori fanno presente che il governo di Roma «ha quasi abbandonato la Libia. Nessun ministro viene più in visita e la Guardia costiera utilizza motovedette italiane obsolete». I turchi la fanno da padroni e nella capitale si è continuato a sparare negli ultimi giorni fra opposte fazioni di miliziani. I trafficanti in questo disastro ci sguazzano e attenti alle faccende di casa nostra approfitteranno del vuoto politico fino alle elezioni e dopo. Forse non è un caso che la caduta del governo Draghi sia coincisa con un'impennata degli sbarchi. E al ministero dell'Interno rimarrà fino ad autunno inoltrato, Luciana Lamorgese, che non ha brillato per attivismo e soprattutto soluzioni della crisi migratoria.

Oramai Lampedusa che scoppia non fa quasi più notizia. Avanti di questo passo supereremo i 60mila arrivi dello scorso anno perché non esiste più la differenza estate-inverno, basta che il mare sia calmo.

La patata bollente passerà al nuovo governo, che se sarà di centrodestra ha sempre propagandato interventi muscolosi, come il blocco navale, ma non facili da applicare alla prova di fatti.

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