Cronache

Così la Polizia si conferma presidio della legalità

Così la Polizia si conferma presidio della legalità

«La riforma non si esaurisce nella smilitarizzazione, nella sindacalizzazione, nel riconoscimento dei diritti civili e politici, ma investe il sistema complessivo dell'Amministrazione della pubblica sicurezza». Con queste parole, l'allora ministro dell'Interno, Virginio Rognoni, nella seduta della Camera del 25 marzo 1981, accompagnò, verso la conclusione, un dibattito parlamentare iniziato l'8 novembre 1979, che condurrà alla promulgazione della legge 1 aprile 1981, n. 121, recante il «Nuovo ordinamento dell'Amministrazione della pubblica sicurezza».

Smilitarizzazione, sindacalizzazione, parificazione del ruolo delle donne, creazione del ruolo degli ispettori. Tutte istanze di democratizzazione e modernizzazione che, emerse sin dall'inizio degli Anni '70, trovarono finalmente una risposta sistemica in quell'aprile del 1981. Ma con la 121 furono fissati alcuni principi cardine nel nostro sistema come l'unicità dell'Autorità nazionale di pubblica sicurezza, identificata nel ministro dell'Interno. Perché in uno stato democratico la direzione degli apparati deputati alla sicurezza deve necessariamente far capo a un vertice politico, espressione di un Parlamento, sintesi della volontà popolare. Questa è la democrazia. Nel contempo fu fissato un corollario fondamentale: l'Autorità nazionale si avvale per la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, di un'amministrazione «civile» della pubblica sicurezza, composta dalle Forze di polizia, dai prefetti, dai questori, dai sindaci e anche dai cittadini che rivestono la qualifica di agenti di pubblica sicurezza. Questa amministrazione civile della pubblica sicurezza, così strutturata, è presidio di legalità e di sicurezza nel nostro Paese.

Nella difficile ricerca di una conversione necessaria, il dibattito coinvolse non solo il Parlamento e le forze politiche e sociali del Paese, ma impegnò la stessa platea dei poliziotti, l'opinione pubblica, la stampa. Questo faticoso procedere, come sottolineò il relatore della legge alla Camera, l'onorevole Oscar Mammì, contribuì a «evitare quanto il terrorismo e la criminalità si proponevano, evitare cioè che si realizzasse il fine di dissaldare, in un Paese a democrazia piuttosto giovane, le istituzioni dai cittadini, i poliziotti dai lavoratori». A quarant'anni dal suo varo, abbiamo voluto celebrare questo architrave del nostro sistema di sicurezza, che tocca un topos di ogni democrazia: il rapporto tra libertà e autorità, tra libertà e coloro che sono chiamati a tutelarla.

*Sottosegretario alla presidenza del Consiglio già capo della Polizia

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