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«Così si difende il corpo dai guai della chemio»

«Vivere è cancerogeno» diceva Woody Allen. E infatti ogni anno circa 300mila italiani si ammalano di tumore e la metà si sottopone anche a chemio per evitare recidive. Ci sono poi ben 30mila supersfortunati che vengono colpiti da neutropenia. Le conseguenze sono disastrose perché, con questa patologia, si rallenta o si interrompe la chemio, si finisce in ospedale e nella migliore delle ipotesi ci si imbottisce di antibiotici. Ma la neutropenia si può prevenire, come spiega il professor Paolo Pronzato, Direttore di oncologia medica dell'ospedale San Martino di Genova.

Professore, non molti hanno sentito parlare di neutropenia. Così esattamente?

«È la conseguenza della chemioterapia che, essendo poco specifica come attività, colpisce anche cellule normali, midollo osseo incluso. E una delle più temute conseguenze è l'insorgenza della neutropenia, che fa crollare i globuli bianchi da 4-5 mila a poche centinaia».

Con quali ricadute?

«Con l'abbassamento delle difese immunitarie il rischio per esempio è quello delle infezioni con conseguente ricovero e trattamento antibiotico. Inoltre, il ritmo della chemio viene alterato, ridotto o addirittura interrotto».

È una cosa grave interrompere la terapia?

«Nel tumore alla mammella, per prevenire le recidive, la chemio dev'essere fatta con assoluta regolarità, mantenendo gli intervalli giusti».

Quanta gente viene colpita dalla neutropenia?

«Almeno il 20% dei pazienti trattati con chemio».

Come si può prevenire la neutropenia?

«Grazie alla biotecnologia esistono i fattori di crescita che stimolano la produzione di globuli bianchi. E il rischio che compaiano le neutropenie e le infezioni si riduce moltissimo o si azzera».

Ma quando va somministrato questa specie di ormone artificiale?

«Assieme alla chemio. In questo modo le cellule, progenitori dei globuli bianchi, vengono stimolate a riprodursi».

Con l'utilizzo di questi fattori di crescita la neutropenia può essere debellata?

«Un tempo era uno dei problemi più grandi. Adesso nella maggioranza dei casi non compare».

La terapia viene utilizzata in ogni ospedale?

«Quest'anno un gruppo italiano ha studiano le modalità di somministrazione dei prodotti sul territorio e ci sono dei margini di miglioramento. Non in tutti gli ospedali seguono i protocolli».

Come mai?

«Gli oncologi sono più attenti alla prescrizione della terapia antineoplastica che a quella di supporto che è altrettanto importante. Con le difese basse si rischia di stare in ospedale molto più a lungo, soffrire di più, mettere a rischio la chemio».

Che voto darebbe ai fattori di crescita?

«Darei dieci ai farmaci che guariscono i tumori, ma otto ai fattori di crescita.

Sono importantissimi e con quelli di ultima generazione basta un'unica iniezione per proteggere il paziente per i 20-30 gg successivi».

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