Così siamo diventati gli schiavi di un "like"

Così siamo diventati gli schiavi di un "like"

La storia ha dimostrato che il genere umano viaggia tra la grandezza assoluta e la stupidità infinita. In mezzo c'è la fascia media, che alla fine in qualche modo sposta l'andamento delle masse: quando l'umanità è nei guai, vuol dire che il movimento ha spinto quasi tutti verso il fondo.

Nel caso dei giganti hi-tech, il problema è che nel mezzo esistono i moderati, ovvero quelli che non prendono nessuna posizione: sono la maggioranza. E sono un problema, almeno dal punto di vista del business. Per questo in qualche modo devono essere condizionati, ed ecco insomma come nascono le fake news. E come pare addirittura si decidano i governi del mondo.

Il caso di Cambridge Analytica scoppia nel momento in cui arriva in libreria the Four, i padroni (edizioni Hoepli), praticamente un grido d'allarme di Scott Galloway, manager americano che insegna alla Stern School of Business della New York University. Chi siano i Quattro è facilmente comprensibile: Apple, Google, Amazon e appunto Facebook, le aziende che secondo Galloway si stanno spartendo il mercato per fagocitarlo. E alla fine dominarlo. Il libro, che si sia d'accordo oppure no con le tesi del manager è pieno di spunti interessanti: inquietante ad esempio il paragone di Google con Dio, nel senso che il Padreterno è di sicuro immortale e infinito, ma per certo Big G è l'onniscente a cui ormai ci rivolgiamo ogni volta che abbiamo una domanda. Persino una preghiera.

Riguardo a Facebook, Galloway sostiene che usando l'empatia - ovvero la capacità umana di connetterci e socializzare per essere felici - il social ha fatto cadere ogni inibizione. Ed è entrato nelle nostre vite per dirigerle a colpi like. Perché inquietante è il passaggio che parla proprio di Cambridge Analityca in relazione alle elezioni Usa: «Un inserzionista può dire: Datemi tutte le donne Millenial nei dintorni di Portland che vogliono comprare una macchina... L'azienda ha usato il microtagging comportamentale per trasmettere specifici messaggi pro-Trump che risultassero in risonanza con specifici elettori per motivi strettamente personali. Conoscendo 150 dei suoi like, il loro modello sapeva prevedere la personalità di un utente meglio del suo coniuge.

Con trecento mi piace vi capiva meglio di come vi capite voi». Siamo dunque nelle mani di un algoritmo, senza dimenticare però che dietro a quello ci sono sempre gli uomini. Certi uomini. Come è sempre successo nella storia d'altronde, senza che ci fossero i social.

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