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Cosentino sepolto vivo. In cella da 900 giorni senza una condanna

L'ex deputato Pdl è ancora in attesa di giudizi. Potrebbe andare ai domiciliari ma i giudici non sono tutti d'accordo

Cosentino sepolto vivo. In cella da 900 giorni senza una condanna

Napoli - Stefano Graziano è indagato per concorso esterno camorristico come Nicola Cosentino. Entrambi, per i pm, avrebbero agevolato i casalesi in cambio di voti diventandone i «referenti politici» nella provincia di Gomorra. Il presidente campano del Pd ha annunciato l'autosospensione dalla carica subito dopo la perquisizione dei carabinieri. Ha già chiesto di essere interrogato, e affronterà l'iter giudiziario a piede libero com'è giusto che sia. Per la Procura di Napoli, Graziano sarebbe intervenuto sul ministero dell'Interno per impedire la perdita del finanziamento per il restauro di Palazzo Teti Maffuccini a Santa Maria Capua Vetere a cui erano interessate, previo pagamento di una maxi tangente da 100mila euro, ditte vicine al gruppo del boss Michele Zagaria.

L'ex coordinatore regionale del Pdl è in custodia cautelare in galera da 900 giorni, invece. Assicurato a tripla mandata dai confusi racconti di pentiti vecchi e nuovi che una volta ricordano una cosa e quella successiva l'opposto. Dal 2013 non è ancora arrivata una sentenza che sia una a suo carico, e intanto i processi languono. Potrebbe uscire, andare ai domiciliari e attendere lì gli esiti dei sei dibattimenti in cui è coinvolto (l'ultimo dei quali è per aver diffamato un collaboratore di giustizia del clan Belforte, uno che per inciso si occupava del ramo import-export di cocaina, dandogli del «camorrista schifoso»), ma i suoi giudici non riescono a mettersi d'accordo. Ai sei magistrati di due diversi collegi che gli hanno concesso la misura alternativa della detenzione casalinga nei processi per concorso esterno e riciclaggio, si contrappongono quelli della I sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che, ritenendolo «una personalità proclive al delitto», lo vogliono ancora dentro per l'inchiesta sui carburanti. E pazienza se questi delitti sono un'ipotesi dell'accusa che deve reggere al contraddittorio con la difesa o se rappresentano solo una eventualità che non è detto che si verifichi.

Evidentemente, il fatto stesso di chiamarsi Nicola Cosentino è già condizione necessaria e sufficiente per predire una sua violazione di legge.

È la metamorfosi del diritto penale che, invece di accertare e sanzionare condotte e fatti che sono accaduti, si proietta nello spazio impalpabile di quello che potrebbe accadere.

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