Reddito cittadinanza sì, ma in slow motion, al rallentatore. I tempi di erogazione del tanto agognato reddito di cittadinanza si allungano. La promessa del governo era di riuscire a assegnarlo ai cittadini bisognosi entro il primo marzo 2019 ma il provvedimento non potrà essere chiuso in contemporanea con la Legge di Bilancio e a confermarlo è proprio il vicepremier, Luigi Di Maio. «La maggior parte del reddito di cittadinanza sarà nella Legge di Bilancio», dice Di Maio, che poi però aggiunge una precisazione. «Qualora dovesse servire una normativa perché nella Legge di Bilancio non riusciamo a mettere tutte le norme - specifica il vicepremier pentastellato - subito dopo facciamo un decreto legge per dare le ultime norme che servono a far funzionare meglio il sistema». Un decreto dai tempi stretti. Con un disegno di legge si rischierebbe un rallentamento dannoso proprio per i Cinquestelle in calo di consensi. L'obiettivo di M5s è far incassare l'assegno agli indigenti prima delle Europee. E dato che sarà il decreto definire i meccanismi per la concessione del sussidio è evidente che finché non sarà emesso non potrà neppure essere erogato il reddito a chi ne ha diritto.
Di Maio è andato in visita a Berlino per prendere a modello i centri per l'impiego tedeschi. «È partito un team di lavoro permanente perché tutte le conoscenze che ha la Germania sui Centri per l'impiego le portiamo in Italia», annuncia Di Maio che poi ha paroel di apprezzamento per Angela Merkel che, dice «non si è intromessa nelle dinamiche della legge di Bilancio».
Sono proprio i Centri per l'impiego la bestia nera del governo: in Italia hanno sempre funzionato poco e male e visto che il destino del reddito è strettamente connesso al loro funzionamento è chiaro che non si muoverà nulla finché i Centri non saranno operativi.
Ma sul reddito pesano molte incognite. La platea degli aventi diritto: 6 milioni e mezzo di persone secondo il governo. Ma la copertura per tutti non c'è. Altra incognita è riuscire ad assegnare il sussidio soltanto a chi ne ha diritto. E anche qui gli ostacoli da superare saranno molti come si evince dai dati allarmanti pubblicati ieri dalla Guardia di Finanza. Sono ancora tantissimi i furbetti che con false dichiarazioni riescono ad ottenere prestazioni sociali agevolate e l'esenzione dal ticket sanitario. Dai controlli eseguiti nei primi sei mesi del 2018 addirittura 6 su 10 non ne avrebbero diritto. Su 8.847 persone controllate addirittura 5.435 non avevano le carte in regola per ricevere le agevolazioni richieste o addirittura già incassate.
Il settore più a rischio è quello dei ticket sanitari. Qui le situazioni irregolari erano addirittura 9 su 10. Ovvero in numeri assoluti 3.367 su 3.611. Risulta in diminuzione il numero di coloro che abusano delle prestazioni sociali. Le Fiamme Gialle ritengono che con l'introduzione del nuovo modello Isee, sia più difficile aggirare le norme ed i controlli. Anche sul fronte degli imbrogli interviene il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico. «Abbiamo inserito misure che contrastano i furbi.
Se imbrogliano si beccano fino a sei anni di galera», promette Di Maio. Regole severe anche per i giovani che vivono ancora a carico dei genitori. Se il reddito complessivo della famiglia ha un Isee superiore a 9.360 euro niente assegno per chi ancora dipende da mamma e papà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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